Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Sudpiceno

- VI - III secolo a.C.

a cura di: Laura Montagnaro


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  • Indice dei contenuti
  • Approfondimenti




L'alfabeto sudpiceno, la cui origine è ancora discussa, si compone di ventitré segni, di cui sette impiegati per la graficizzazione di suoni vocalici; si registra l'uso della puntuazione interverbale, fatta eccezione per due iscrizioni che presentano una sequenza scrittoria senza soluzione di continuità. Le manifestazioni di scrittura mostrano una tendenziale indifferenza all'andamento e al verso scrittorio. L’apparente inacessibilità alla scrittura e l’attribuzione di un valore fonetico ai singoli grafi, che tuttavia rimane ancora in discussione per due segni (segno ‘a stella’ e segno ‘a quadrato’), costituiscono le principali problematiche che hanno investito i processi di analisi e interpretazione delle iscrizioni sudpicene. Il relativamente recente riconoscimento dei processi di riduzione dei tratti grafici ha permesso di riconsiderare la grafia sudpicena e di operare una lettura, finalmente non viziata, dei testi iscritti.


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Indice dei contenuti

Origine e ‘decifrazione’

La determinazione dell’origine dell’alfabeto sudpiceno, intesa come derivazione e successione di trafile alfabetiche, costituisce ad oggi una problematica ancora aperta e sui cui termini sussistono posizioni contrastanti. Le ipotesi proposte spostano di volta in volta l’attenzione su una derivazione dall’alfabeto etrusco ovvero da quello greco euboico: ad ora non sono tuttavia ancora chiariti gli eventuali portati nell’asse genetico dell’alfabeto sudpiceno di questi alfabeti.
Nella storia degli studi di questo ambito epigrafico si è spesso parlato di ‘decifrazione’ per dar conto delle difficoltà interpretative che hanno caratterizzato la storia di queste iscrizioni: l’aspetto grafico si è infatti, sin dai primi rinvenimenti, configurato come un ostacolo che per lungo tempo ha reso inaccessibili i testi o comunque ha precluso, in modo significativo, una adeguata analisi linguistica dei testi stessi. Ad oggi la ‘decifrazione’ dell’alfabeto sudpiceno è pressoché avvenuta, anche se per due grafi (il segno ‘a stella’ e il segno ‘a quadrato’) non si è ancora giunti ad una attribuzione del valore fonetico univocamente accettata.
L’alfabeto impiegato per la graficizzazione delle iscrizioni sudpicene si configura come un sistema omogeneo nelle sue manifestazioni ma con alcune varietà al suo interno, peraltro riconoscibili. Dei ventitré grafi, sette rendono suoni vocalici ([a], [e], [í], [i], [o], [ú] e [u]).

L’attribuzione di valore fonetico non è unanime per i seguenti segni:
- segno ‘a stella’: questo segno compare soltanto in due ricorrenze all’interno dell’iscrizione su stele da Penna Sant’Andrea I (Teramo) (vd. Esempi di scrittura). A. Marinetti nell’edizione del corpus sudpiceno del 1985 avanza l’ipotesi che possa trattarsi di un segno per rendere un suono aspirato [h], o in alternativa, una sibilante: sebbene scelga di traslitterare il segno come <ś> l’attribuzione di valore fonetico rimane dubitativa. A. La Regina (A. La Regina, Il guerriero di Capestrano e le iscrizioni paleo sabelliche, in Pinna Vestinorum e il popolo dei Vestini, a cura di L. Franchi dell’Orto Roma 2010) attribuisce al segno un valore di aspirazione compatibilmente alle posizioni in cui esso compare e lo traslittera come < h> ;
- segno ‘a quadrato’: il segno è traslitterato da A. Marinetti (1985 cit.) come , tuttavia si evidenzia che in alcune posizioni il valore del segno non risulta del tutto chiaro. Il segno, che nelle iscrizioni si trova anche in posizione postvocalica, potrebbe configurarsi quale esito di sibilante o dentale sonora e insieme denunciare un processo di riduzione dei dittonghi oppure avere un valore vocalico [í]. A. La Regina (2010 cit.) rifiutando le ipotesi relative ad un valore di aspirazione o sibilante, sostiene che il grafo renda un suono vocalico e traslittera il segno come <ô>.


La riduzione dei segni grafici

Un aspetto peculiare dell’alfabeto sudpiceno è il processo di riduzione dei segni, che consiste in una semplificazione di alcuni tratti grafici. Il fenomeno si realizza nella modificazione dei grafi per a, q, t e í in cui alcuni tratti si riducono da aste a punti e inoltre nella riduzione a punto delle forma circolare come nel caso dei segni per o e per f (segno a ‘otto’ nel modello etrusco), la cui intelligenza è dovuta proprio all’inferenza dell’avvenuto processo di riduzione. Fin dai primi rinvenimenti di queste iscrizioni era stata notata la presenza di molti punti nelle sequenze iscritte resi come tre punti sovrapposti (), due punti sovrapposti (:), punti singoli (.). Nel 1962 G. Radke (G. Radke, Umbri, in Pauly-Wissowa IX suppl. 1962, coll. 1764-1781) propose di riconoscere nel punto singolo la resa del segno circolare, ossia il grafo per il suono vocalico [o]. A partire da questa ipotesi A. La Regina riconoscerà in seguito nei due punti sovrapposti la riduzione dei due elementi circolari sovrapposti che costituiscono il segno ‘a otto’ di matrice etrusca in valore [f]. La prospettiva di semplificazione che investe i due grafi appare del tutto solidale alla riduzione che si registra nei singoli tratti dei grafi per  a, q, t e í.
 


PROSPETTO SINTETICO DEI PROCESSI DI RIDUZIONE DAL MODELLO ETRUSCO A QUELLO SUDPICENO:

 

- segno < o  > > segno <simbolo>

- segno < 8  > per [f]  > segno <simbolo >


PROSPETTO SINTETICO DEI PROCESSI DI SEMPLIFICAZIONE DEI TRATTI GRAFICI ALL’INTERNO DELL’ALFABETO SUDPICENO:

 

simbolo > simbolo

simbolo>simbolo>simbolo

simbolo>simbolo e simbolo>simbolo

 simbolo> simbolo

Tale fenomeno risponde ad una logica grafematica che tiene in considerazione i limiti di eventuali omografie non economiche all’interno di un sistema alfabetico; ciò si rende evidente nella mancata semplificazione del tratto centrale per u che, se fosse stato reso con un punto, avrebbe creato una situazione di omografia con il grafo per a. La riconsiderazione dei valori dei segni per < o> e per < f> ha inoltre condotto ad una revisione della funzione dell’interpunzione: infatti in precedenza si era ipotizzato che questa funzionasse sul piano morfologico-sillabico e addirittura come strumento di abbreviazione. Accertata la natura di grafi per il punto singolo = segno per o e i due punti sovrapposti = segno per f è stato possibile determinare con sicurezza la sola valenza interverbale della puntuazione nella grafia sudpicena. Questa è di norma resa mediante tre punti sovrapposti, tuttavia non mancano alcune eccezioni: all’interno del corpus si hanno infatti due iscrizioni che presentano scriptio continua (l’iscrizione sul guerriero di Capestrano e l’iscrizione su pisside da Campovalano) e una iscrizione che presenta una puntuazione interverbale resa mediante tratti verticali (iscrizione su stele da Falerone).


Supporti scrittori

Le iscrizioni conservate che afferiscono al corpus sudpiceno compaiono quasi tutte su materiali lapidei; si tratta per lo più di stele in pietra arenaria di considerevoli dimensioni pervenute in condizioni più o meno frammentarie e che possono presentare tracce di scrittura su una o più facce del monumento. Non mancano tuttavia monumenti che, oltre alla sezione iscritta, presentano, o comunque hanno conservato, anche un'area della pietra in cui compaiono elementi iconografici che rappresentano la figura umana intera (come nel caso della stele rinvenuta a Bellante) oppure solo il volto umano, come nelle due stele rinvenute a Penna Sant'Andrea (Teramo) I e II (per queste si vedano Esempi di scrittura). Un caso da considerarsi a parte è quello della statua del 'guerriero di Capestrano' (anche per questo si vedano Esempi di scrittura) in cui la scrittura trova il suo spazio su un monumento iconografico di eccezionale rilevanza. Nel corpus si trovano altre tipologie di supporti scrittori: si registra la presenza di una iscrizione su un calice in impasto rinvenuto a Compovalano e di un'altra iscrizione su un bracciale bronzeo dalla valle del Pescara (per quest'ultimo si vedano Esempi di scrittura). Infine sono stati rinvenuti a Bari e a Bologna due elmi bronzei che costituiscono i supporti per delle brevi iscrizioni in grafia sudpicena. Di questi supporti gli unici che sono passibili di una datazione archeologica sono: la statua monumentale da Capestrano per cui è stata proposta una datazione alla metà del VI secolo a.Cr.; il calice da Campovalano per cui è stata avanzata una datazione  al primo quarto del VI secolo a.Cr.; le iscrizioni rinvenute a Penna Sant'Andrea per cui è stata proposta una datazione al V secolo a.Cr. e, infine, i due elmi la cui datazione si collocherebbe tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.Cr.


Andamento della scrittura e disposizione del testo

Le iscrizioni sudpicene mostrano una generale indifferenza riguardo l’andamento della scrittura; la grafia corre sia con verso destrorso sia sinistrorso su una o più righe con andamento bustrofedico, pseudo-bustrofedico, etc.; spesso i grafi vengono capovolti, anche se tendenzialmente l’apertura delle lettere è solidale al verso della scrittura.
Per quanto riguarda la disposizione del messaggio all’interno degli specchi scrittori si registra una varietà di soluzioni, la tendenza generale sembra quella di un adeguamento della scrittura al supporto, evidente in particolar modo nell’iscrizione su stele da Bellante in cui la scrittura si pone a coronamento dell’area figurata che presenta una figura umana. Sebbene i testi mostrino in generale una cura grafica e calligrafica evidente, le tre iscrizioni su stele rinvenute a Penna Sant’Andrea (Teramo) (vd. Esempi di scrittura) sembrano mostrare una particolare attenzione riguardo la disposizione e la progettazione della scrittura all’interno dello specchio epigrafico.