Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Greco alfabetico

- VIII sec. a.C. - Età  contemporanea

a cura di: G. D'Alessandro (revisione a cura di P. Ortimini, A. Papapicco)    DOI: 10.25429/sns.it/lettere/mnamon029
Ultimo aggiornamento: 5/2022


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Ecateo, Genealogie. Da un papiro di Ossirinco.


Le prime attestazioni della scrittura alfabetica greca sono documenti epigrafici dell'ottavo secolo a.C. Da quest'epoca in poi essa, pur attraverso vari cambiamenti, ha continuato ad essere in uso fino all’epoca moderna.

Pur se nata in seno ad un'altra cultura, essa fu sottoposta, in ambiente greco, a modifiche che le conferirono particolare elasticità. Anche in virtù di questo l'alfabeto greco fu ora progenitore ora modello importante di altri sistemi scrittori, in specie di quello latino.

Utilizzato con varianti grafiche condizionate dal tempo, dalla tipologia e dalla localizzazione dei manufatti, conservò però in ogni epoca e luogo caratteristiche basilari. Lungo tutto l'arco dell’età antica le testimonianze dirette di questa scrittura rispecchiano la forma delle lettere a noi familiare attraverso le 'maiuscole' dei libri a stampa: i tipi grafici dai quali discendono le nostre 'minuscole' sono infatti dovuti a un'evoluzione della scrittura greca che si considera completa nel IX secolo d.C.

Una divisione indispensabile per lo studio dei reperti alfabetici della scrittura greca lungo tutto l'arco dell'età antica deve essere operata tra:

•    testimonianze definibili di tipo epigrafico, ossia consistenti in reperti nei quali le lettere vengono incise a fondo, scalpellate o altrimenti realizzate su una superficie dura;

•    oggetti che invece interessano la scienza paleografica, vale a dire la classe di materiale scrittorio in cui le lettere vengono tracciate in vario modo su superfici morbide o comunque in modo tale che il supporto non ostacoli il tratteggio al punto da allontanarlo dalla agilità tipica della 'scrittura' vera e propria.

 


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Indice dei contenuti

Origini, sviluppo e prime testimonianze (VIII sec. a. C.)

L’alfabeto greco è, secondo la teoria più accreditata, l’adattamento alle esigenze della lingua greca di un sistema scrittorio preesistente, un alfabeto' matrice' elaborato da gruppi etnici ‘fenici’ nella seconda metà del secondo millennio a. C. e riconducibile alla più vasta famiglia delle scritture ugaritiche, sviluppatesi all’interno della sfera di influenza della città di Ugarit (oggi Ras Shamra, in Siria).

Su luogo e tempo dell’’importazione’ del sistema alfabetico è possibile solo fare ipotesi ragionevoli: accettando la premessa di un’origine ‘fenicia’, l’evento è da collocare tra il IX e la prima metà dell’VIII sec. a. C., in una qualche zona di contatto tra la cultura greca e quella fenicia.

La principale innovazione apportata dai Greci al sistema originario – quale che esso fosse – fu l’introduzione delle vocali; nelle scritture proposte come modello dell’alfabeto greco i suoni vocalici, utili per lo più per individuare la sola flessione di un vocabolo, venivano omessi.

Tale modifica si realizzò con l’uso di segni consonantici presenti nell’alfabeto originario, ma superflui per la lingua greca, per indicare fonemi vocalici. Essa rispondeva a un’esigenza specifica dei parlanti, poiché la varietà dei suoni vocalici in greco avrebbe reso una scrittura solo consonantica incomprensibile; nel contempo, essa fece del sistema scrittorio greco la scrittura più ‘fonologica’ del Mediterraneo.

Già le più antiche testimonianze (da menzionare almeno: la cosiddetta Coppa di Nestore; l'oinochoe del Dipylon) mostrano varianti epicorie – ossia geograficamente determinate – dell’alfabeto. Questa differenziazione risponde a un processo la cui ricostruzione è dibattuta, ma che certo dipese in buona parte dal progressivo evolversi della scrittura, prima importata e poi adattata alla lingua greca attraverso innovazioni introdotte ora in una parte ora in un’altra dello spazio culturale greco e quasi mai affermatesi universalmente in tutte le località.

Il verso della scrittura fu da principio sinistrorso.

 

A) L’introduzione dell’alfabeto

L’ipotesi di una derivazione da alfabeti ‘fenici’, sostenuta dalla massima parte del mondo scientifico, rende conto al meglio di alcune caratteristiche del sistema scrittorio greco e si accorda con la memoria storica degli stessi Greci. A confermarla vengono più fatti evidenti, in particolare: 1) Coincidenza tra le forme alfabetiche; 2) Ordine delle singole lettere, confermato da alcuni ‘alfabeti modello’ greci (i più antichi risalgono al vii sec. a.C.); 3) Nomi con i quali le stesse vengono designate nella lingua greca, facilmente individuabili come prestiti da una lingua semitica.

Resta invece dibattuto il nodo del luogo e del tempo in cui tale passaggio culturale si sarebbe concretizzato.

Per dire del problema geografico: i candidati migliori restano zone di contatto fra la cultura greca e quella semitica latrice del tipo alfabetico originale; gli studiosi hanno così pensato ora ad emporia greci sulla costa siriaca, ora a zone come Creta o Cipro, che oltre a connessioni con la cultura fenicia possedevano la centralità geografica e culturale necessaria per estendere l’alfabeto a tutta la Grecia; studi recenti, per altro, vorrebbero rivalutare in questo senso il ruolo delle colonie euboiche in Italia. L'ipotesi di un'importazione più o meno contemporanea in più luoghi diversi non riesce invece a psiegare adeguatamente alcune caratteristiche comuni di tutti gli alfabeti arcaici.

Per quanto riguarda il tempo, è bene ricordare che manufatti della seconda metà del viii secolo a.C. ci mostrano la scrittura alfabetica non solo già distinta dall’originale fenicio, ma anche diffusa dalla Grecia continentale (Atene) e insulare (Rodi) fino alle colonie occidentali (Pitecussa) e differenziata in certo numero di varianti ‘epicorie’. Per questa ragione si propende per l’ipotesi un’importazione in epoca antica (ora X, ora IX sec. a.C.; ci sono anche datazioni più alte), per lasciare tra il momento dell’introduzione dell’alfabeto e quello delle prime attestazioni un tempo sufficiente a spiegare l’evoluzione descritta; non manca però chi sposta più in avanti (prima metà dell’viii sec. a.C., talvolta anche seconda metà) il termine cronologico.

Sono in pochissimi a sostenere che ’alfabeto’ greco discenda, piuttosto che da quello fenicio, da sistemi scrittori precedentemente affermatisi in ambito greco; si discute comunque sulla possibilità che la cosiddetta lineare B, già usata nel ii millennio per riprodurre un dialetto greco, e il sistema sillabico cipriota abbiano in qualche modo influenzato lo sviluppo dell’alfabeto importato.

È, infine, estremamente rilevante la circostanza che la coscienza di un’origine fenicia dei segni alfabetici permase anche a secoli di distanza dall’introduzione dell’alfabeto. Erodoto ricorda che il popolo ionico importò dai Fenici e modificò leggermente le lettere; phoinikeia, termine usato secondo lo storico per designare le lettere, riappare in questo senso in un celebre testo epigrafico, le cosiddette Dirae Theiae, e allo stesso uso si riconduce con sicurezza il termine poinikastas (“responsabile delle lettere”) in un reperto cretese.

 

B) Le varianti epicorie

Parlare di ‘alfabeto’ greco ha senso solo se si tiene presente che nella sua fase più antica, il modello alfabetico della cultura ellenica non fu unitario; oltre ad ovvie differenze grafiche di minore importanza e idiotismi locali, esistono fra gli alfabeti discrepanze nel numero di segni adottati, nel significato che alcuni di essi assumono in una zona rispetto all’altra e nella maniera con cui i segni vengono combinati per esprimere determinati valori fonetici.

Lo studio delle varianti epicorie dell’alfabeto greco è da molto tempo un campo frequentato dagli studiosi e animato da discussioni molto vivaci; tuttavia la terminologia e l’impostazione di questa branca dell’epigrafia è in buona parte condizionata, ancora oggi, dalle pioneristiche ricerche di Adolf Kirchhoff, culminate nella pubblicazione degli Studien zur Geschichte des griechischen Alphabets (Gütersloh 18874). In particolare, risale a questo testo la grande distinzione tra alfabeti orientali ed occidentali e l’associazione ai tipi alfabetici greci di diversi colori a seconda delle caratteristiche esibite da ciascuno di essi: Kirchhoff aveva infatti accluso alla sua analisi una carta dei tipi alfabetici nella quale a uguali caratteristiche di fondo corrispondeva un uguale colore.

Sulla scia di Kirchhoff si parla pertanto di alfabeti:

a) Verdi. Attestati dalle iscrizioni più antiche di Creta, Tera, Melo, questi alfabeti sono caratterizzati dalla assenza di segni ‘complementari’: i fonemi corrrispondenti sono riprodotti attraverso una combinazione di segni.

b) Azzurri. Attestati ad Atene fino al 403 a.C. e, in epoca arcaica, a Megara, Corinto, Sicione, Fliunte, Argo e buona parte delle colonie di queste città, si distinguono dai precedenti per la presenza dei segni speciali Φ e Χ, destinati alla resa grafica dei fonemi ph e kh. Per i fonemi ks e ps si usa, come negli alfabeti ‘verdi’ una combinazione di simboli.

c) Rossi. Come gli alfabeti ‘azzurri’ usano il segno Φ per la resa del fonema ph, ma, a differenza di questi, riservano al fonema kh il simbolo Ψ; anche in questi alfabeti ks e ps sono rappresentati graficamente da una combinazione di simboli.

d) Blu. Coprono in pratica tutto il mondo ‘ionico’ ad eccezione di Atene (fino al 403) e al gruppo delle Cicladi sito più a settentrione. Condividono le caratteristiche basilari con gli alfabeti ‘azzurri’ (di cui rappresentano una precoce evoluzione) ma, a differenza di questi, usano un simbolo specifico per i fonemi ks e ps: per il primo adottano il simbolo Ξ, per il secondo Ψ, presente anche negli alfabeti ‘rossi’, ma con un differente valore fonetico. Η rappresenta non l'aspirata h come in tutti gli altri alfabeti, ma la vocale lunga e; per la vocale lunga o fu introdotto come ultimo simbolo Ω.

La ‘mappa’ degli alfabeti greci coincide solo in piccola parte con quella dei dialetti: tenendo conto anche delle differenze meno evidenti tra i vari sistemi scrittori si può affermare che, la Grecia arcaica ebbe un ‘alfabeto’ per ognuno dei suoi centri politici rilevanti.

Chi si avvicini ai documenti antichi dovrà anche tenere presente che in tutti gli alfabeti i segni O ed E furono usati a lungo anche per indicare i dittonghi impropri ει e ου.


Il prevalere dell'alfabeto ionico

La moltitudine di alfabeti locali che caratterizza la cultura scrittoria greca si semplifica progressivamente, convergendo verso il tipo alfabetico che si era dimostrato più adatto alle esigenze della lingua greca: l’alfabeto ionico o ‘blu’. Esso soppianta abbastanza presto tutti gli alfabeti ‘verdi’ (che a Tera e Melo gli fanno posto già nel quinto secolo) e col tempo si impone anche su tutti gli altri, compreso quello 'azzurro' ateniese.

La progressiva conversione a questo sistema scrittorio fu il portato dell’intrinseca flessibilità che esso offriva, ma talvolta la si connette anche col ruolo giocato dall’elemento ionico nella comunità culturale greca durante l’età arcaica.

Le tappe di questa innovazione sono diverse a seconda delle singole città, ma essa si compie quasi per tutte le comunità locali entro il quarto secolo a.C. Una menzione particolare si deve riservare ad Atene, città nella quale la conversione nei documenti ufficiali avvenne, per decisione pubblica, subito dopo il restauro della democrazia seguito alla parentesi dei ‘Trenta’: è dell’anno 403 il decreto che impone la variazione nella scrittura pubblica, subito rispecchiata nelle epigrafi conservatesi fino a noi.

E’ probabile che l’uso dell’alfabeto ionico ad Atene fosse ampiamente diffuso, in privato, ben prima che il decreto del 403 ne determinasse l’ufficialità per documenti pubblici: ne sono una prova ostraka in alfabeto ionico, precedenti all’epoca della riforma, rinvenuti nella città; anche tra le epigrafi ufficiali non mancano casi di uso del sistema alfabetico ionico, sicché i cittadini ateniesi dovevano essersi familiarizzati con esso ormai da tempo. Con la riforma alfabetica Atene fornì a sua volta un importante contributo per l’affermazione definitiva della scrittura ionica.

L’alfabeto ionico rimarrà, da questo momento in poi, alfabeto greco per antonomasia, e come tale lo troviamo, da solo, nei primi documenti manoscritti. Come alfabeto greco esso si è presentato a tutta la cultura successiva.

L’alfabeto ionico

Α
Β
Γ
Δ
Ε
Ζ Η
Θ
Ι
Κ
Λ
Μ
Ν
Ξ
Ο
Π
Ρ
Σ
Τ
Υ
Φ
Χ
Ψ
Ω
a
b c d e ds e th i k l m n ks o p r s t ü f ch ps o

Questo è l’alfabeto ionico nella forma a noi familiare. La pronuncia indicata è, per comodità, quella cosiddetta 'erasmiana': si deve tenere presente che la pronuncia variò in epoca antica a seconda del tempo e del luogo.


Le prime testimonianze paleografiche

Con il quarto secolo a.C. cominciano per noi le attestazioni di scrittura su materiale deperibile, principalmente papiro; reperti pergamenacei ci sono noti soltanto da un'epoca successiva. Supporti scrittori di questo tipo erano certamente in uso anche in epoche precedenti, ma sono andati distruttti nel corso del tempo.

La scrittura su papiro viene realizzata principalmente con calamo; la facilità di scrittura comporta una diversa evoluzione delle forme alfabetiche rispetto ai documenti di tipo epigrafico, una maggiore varietà di stili e un più rapido avvicendarsi di alcune caratteristiche grafiche nel corso del tempo.

Quasi fin dal primo momento a partire del quale ci sono noti documenti di questo tipo possiamo distinguere tra scritture di tipo librario, nelle quali le lettere sono tracciate una ad una, e scritture corsive, nelle quali si ha la tendenza a legare le lettere tra loro per rendere più rapido e comodo il tratteggio.

Tendenzialmente le scritture di tipo librario vono associate a testi letterari, mentre le corsive sono usualmente riservate a testi documentari, come lettere, ricevute commerciali, contratti o materiale burocratico proveniente dalle cancellerie. Le due cateogorie non sono, comunque, rigidamente divise, e lo stile libresco e corsivo si influenzano a vicenda nel corso del tempo.

 


Epigrafia Greca

“Dare una definizione chiara e univoca del concetto di epigrafia nel senso che oggi si attribuisce alla parola è […] sostanzialmente impossibile… Secondo il significato letterale della parola (epigraphein = ‘scrivere’) l’epigrafia abbraccia il complesso del materiale scrittorio dell’antichità trasmesso direttamente (dunque non attraverso manoscritti medievali), a prescindere dal fatto che esso sia conservato su papiro, pergamena, legno, tavolette di cera, pietra, metallo, cocci e via di seguito, e che la scrittura sia eseguita per tratteggio grafico, scalpellamento, graffito, per incisione con punti o in lettere a rilievo.” (G. Klaffenbach, Griechische Epigraphik, Göttingen 1957)

A rendere problematica la definizione di epigrafia è soprattutto il rapporto con scienze ‘vicine’ come la papirologia e alla presenza di manufatti che, a seconda delle premesse teoriche, possono rientrare o meno nel campo di studi epigrafici.

Nella maniera più sintetica si può dire che riguardino l’epigrafia tutti i documenti in cui la scrittura avviene su superficie dura con tecniche come l’incisione, lo scalpellamento, il ricavo di lettere in rilievo; sono quindi campo di studio dell’epigrafia quelle che chiamiamo comunemente iscrizioni, e in qualche modo tutti gli oggetti in cui scrivere fu un lavoro materiale, più da artigiano cha da scriba.

Una menzione a parte meritano le iscrizioni su monete, che riguardano più direttamente la scienza numismatica, ma sono un campo di confronto irrinunciabile per quella epigrafica.

La quantità di siti che offrono informazioni e materiali di vario genere sul tema dell’epigrafia greca è ormai abbastanza rilevante. Alcuni di essi sono destinati al pubblico degli studiosi e degli addetti ai lavori, altri forniscono i primi rudimenti sotto forma di corso on-line o guida bibliografica minima per il principiante.

Nella nostra rassegna le risorse di tipo epigrafico sono segnalate attraverso la sigla [e] apposta al nome della risorsa.

 


Paleografia Greca

La paleografia è la scienza che studia i reperti di una scultura scrittoria realizzati con tecniche che non ostacolino la facilità del tratto; tipicamente si tratta di oggetti iscritti attraverso l'uso di pennelli, calami o stili, generalmente su superfici morbide.

Fino al sesto secolo d.C. il principale campo di applicazione della paleografia greca sono i papiri, cui si aggiungono, come categorie meno rappresentate numericamente, pergamene e ostraka. La scienza che si occupa specificamente di questi oggetti, tanto sotto l'aspetto della produzione e delle caratteristiche paleografiche quanto sotto il versante della diffusione e dei contenuti, è la papirologia.

La sopravvivenza dei papiri e degli altri materiali deperibili a distanza di secoli è possibile in determinate condizioni climatiche (clima estremamente secco) e ambientali (effetto protettivo della sabbia); in altri casi la combustione parziale, quando non abbia reso impossibile la lettura, ha consentito la preservazione del reperto scrittorio (così è avvenuto per i papiri ercolanesi). Il papiro greco più antico arrivato fino a noi in condizioni di leggibilità proviene da Derveni ed è databile al IV secolo a.C.

 

Nella nostra rassegna le risorse di tipo paleografico o papirologico sono segnalate attraverso la sigla [p] apposta al nome della risorsa.


Testimonianze storiche

Lettere 'fenicie' (Erodoto V, 58)

Dopo aver parlato dell’insediamento di popoli ‘fenici’ in Beozia, ai tempi del mitico Cadmo, Erodoto racconta:

Οἱ δὲ Φοίνικες οὗτοι οἱ σὺν Κάδμῳ ἀπικόμενοι, τῶν ἦσαν οἱ Γεϕυραῖοι, ἄλλα τε πολλὰ οἰκήσαντες ταύτην τὴν χώρην ἐσήγαγον διδασκάλια ἐς τοὺς ῞Ελληνας καὶ δὴ καὶ γράμματα, οὐκ ἐόντα πρὶν ῞Ελλησι ὡς ἐμοὶ δοκέειν, πρῶτα μὲν τοῖσι καὶ ἅπαντες χρέωνται Φοίνικες· μετὰ δὲ χρόνου προβαίνοντος ἅμα τῇ ϕωνῇ μετέβαλον καὶ τὸν ῥυθμὸν τῶν γραμμάτων. Περιοίκεον δέ σϕεας τὰ πολλὰ τῶν χώρων τοῦτον τὸν χρόνον ‘Ελλήνων ῎Ιωνες· οἳ παραλαβόντες διδαχῇ παρὰ τῶν Φοινίκων τὰ γράμματα, μεταρρυθμίσαντές σϕεων ὀλίγα ἐχρέωντο, χρεώμενοι δὲ ἐϕάτισαν, ὥσπερ καὶ τὸ δίκαιον ἔϕερε ἐσαγαγόντων Φοινίκων ἐς τὴν ‘Ελλάδα, ϕοινικήια κεκλῆσθαι.

"Stabilitisi in questa regione [scil. la Beozia] introdussero fra i Greci, insieme a varie altre innovazioni, le lettere – credo che i Greci in precedenza non le avessero –, inizialmente quelle in uso fra tutti i Fenici; col passare del tempo però cambiarono la struttura delle lettere in concomitanza col cambio di lingua. A quell’epoca erano insediati attorno a loro, per la maggior parte del territorio, gli Ioni: questi, carpite ai Fenici le lettere, ne cambiarono una piccola parte e ne fecero uso; nell’utilizzarle stabilirono di chiamarle “fenicie” [phoinikeia], come era naturale fare, visto che furono dei Fenici a introdurle in Grecia".

 

I phoinikeia delle Dirae Teae (Syll.3 38 = SEG XIX 686)

Le cosiddette Dirae Teae sono un documento epigrafico rinvenuto sull’isola di Teo e consistono in una serie di anatemi scagliati contro chi danneggi la comunità locale o i singoli cittadini. Chiude la lista una minaccia contro chi apporti danno alla stele stessa, così formulata:


ὃς ἂν ταστήλας : ἐν ἧισιν ἡπαρὴ : γέγραπται : ἢ κατάξει : ἢ ϕοινικήια : ἐκκόψε[ι :] ἢ ἀϕανέας ποιήσει : κε̃νον ἀπόλλυσθαι : καὶ αὐτὸν : καὶ γένος [τὸ κένο.]

"Chi distrugga le stele sulle quali è scritta la maledizione, o ne elimini lettere [phoinikeia] o ne renda impossibile la visione, perisca assieme alla sua progenie".

 

La lettera di Preto (Iliade VI 168-171)

I poemi omerici, la cui stesura definitiva risale probabilmente a tempi vicini all'ottavo secolo, esibiscono solo tracce di un uso della scrittura. Nel passo iliadico che qui proponiamo il re Preto, adiratosi con Bellerofonte per una calunnia, lo invia al proprio cognato con un'esiziale lettera d'accompagnamento. I termini con i quali sono descritti i segni di scrittura sono abbastanza indefiniti, ma ciò fa parte dello stile epico.

κτεῖναι μέν ῥ' ἀλέεινε, σεβάσσατο γὰρ τό γε θυμῷ,
πέμπε δέ μιν Λυκίην δέ, πόρεν δ' ὅ γε σήματα λυγρὰ,
γράψας ἐν πίνακι πτυκτῷ θυμοϕθόρα πολλά,
δεῖξαι δ' ἠνώγειν ᾧ πενθερῷ ὄϕρ' ἀπόλοιτο.

"Ucciderlo no, non volle: pudore n'avea nel cuore.
In Licia invece inviato, a lui diede segni luttuosi,
in pieghe di tavole scritti, gran copia di male;
mostrarli al proprio al parente gli impose, perché ne morisse".


Forme alfabetiche

L'alfabeto greco e il suo progenitore semitico

Diamo qui di seguito una tabella di comparazione tra le forme alfabetiche tipiche per le attestazioni più antiche della scrittura alfabetica greca e quelle dell'ipotetico progenitore semitico.

L'alfabeto fenicio

L'alfabeto greco


Mappa degli alfabeti di Kirchhoff

La mappa degli alfabeti acclusa da Adolf Kirchhoff alla quarta edizione del suo Studien zur Geschichte des griechischen Alphabets (1887) distingueva efficacemente, attraverso l'uso di colori differenti, le tipologie di alfabeto greco in base all'uso dei segni complementari e alla diffusione geografica.

La distinzione fondamentale è tra gli alfabeti colorati in blu, che utilizzano il segno Ξ per il fonema ks, Χ per kh e Ψ per ps, e quelli colorati in rosso, che invece hanno Χ per ks, Ψ per kh e usano per ps una combinazione di segni; l'Attica e alcune zone vicine, colorate in azzurro, adottano alfabeti simile a quelli blu, ma nei quali i fonemi ks e ps sono rappresentati attraverso combinazioni di lettere; le zone colorate in verde, infine, non usano nessuno dei segni complementari citati.

 

[Wikimedia: Greek epichoric alphabets]