Esempi di scrittura
L'iscrizione di Tišatal di Urkeš
1 Ti-iš-a-tal
2 en-da-an
3 ur-kèšKI
4 pu-ur-li
5 dNergal
6 ba ͗- à-áš-tum
7 pu-ru-li
8 a-ti ͗à-al-li
9 dLu-ba-da-ga-áš
10 ša-ak-ru-in
"Tišatal, l’endan di Urkeš ha costruito un tempio di Nergal. Che Lubadag protegga questo tempio!"
L’iscrizione di fondazione di Tišatal di Urkeš, di cui qui sono riportate le prime parole, è al momento il più antico documento in lingua hurrica a noi noto (XXI-XX sec. a.C.). Il testo è conservato su una tavoletta di calcare che era poste sotto le zampe anteriori di un leoncino di bronzo con le fauci spalancate. Sebbene il reperto provenga dal mercato antiquario, è probabile che appartenesse originariamente al sito di Tell Mozan, l’antica Urkeš. Al momento è conservato al museo del Louvre (AO 19937). L’iscrizione venne pubblicata per la prima volta da A. Parrot e J. Nougayrol (“Un document de fondation hurrite” RA 42, 1948, 1-20). Una prima analisi approfondita del testo risale a I.M. Diakonoff (Hurritisch und Urartäiach, Monaco 1971, 110 sg.). L’edizione più recente è a cura di G. Wilhelm (Die Inschrift des Tišatal von Urkeš, in: G. Buccellati – M. K. Buccellati, Urkesh and the Hurrians : A Volume in Honor of Lloyd Cotsen, Undena, 1998, 117-166).
La lettera di Mittani
74 i-nu-ú-ut-ta-a-ni-i-in hé-en-ni še-e-ni íw-wu-uš ta-a-ti-a
75 [i]-nu-ú-]me-e-ni-i-in hé-en-ni še-e-ni-iw-we i-ša-aš ta-a-ta-ú
76 a-nam-mi-til-la-a-an [dT]e-e-eš-šu-pa-aš dŠa-uš-gaš dA-ma-nu-ú-ti-la-an
77 dŠi-mi-i-ge-ni-e-[t]i-la-an dE-a-a-šar-ri-ni-e-ti-la-an ma-an-šu-ti-la-a-an
78 DINGIRMEŠ e-e-en-na[-š]u-uš ti-ši-a-ša-an tiš-ša-an tiš-ša-an ta-a-ta-aš-ti-te-en
“Come ora mio fratello mi ama e come io ora amo mio fratello, allo stesso modo possano loro, gli dei Tešub, Šauška, Amanu, Šimige e Ea-šarri amare noi moltissimo nei loro cuori”.
Bibl.: Giorgieri, La lettera hurrita, in: M. Liverani, Le lettere di El Amarna, Brescia 1999, 378; I. Wegner, Hurritisch. Eine Einführung, Wiesbaden 2000, 132-133.
Questo documento è al momento l'unico testo in lingua hurrica, proveniente molto probabilmente dalla capitale dal regno di Mittani, Wašukanni. Per tale motivo esso è importante sia per la comprensione della lingua ma anche per l'analisi delle abitudini grafiche degli scribi di questo regno. La “Lettera di Mittanni” venne ritrovata nel sito egizio di El Amarna e siglata come EA 24. Si tratta di una lettera di accompagnamento della principessa hurrita Taduhepa inviata dal sovrano di Mittani Tušratta alla corte egiziana per essere data in sposa al faraone Amenofi III. Si trova oggi al Vorderasiatisches Museum di Berlino dove è esposta al pubblico. La prima edizione venne compiuta nel 1890 da Hugo Winckler (Der Tontafelfund von el Amarna, Berlin). Altre edizioni sono state compiute nel secolo scorso: la prima è quella di J.A Knudzon, Die El-Amarna-Tafeln. Transkribierter Text, mit Einleitung und Erläuterungen, nel 1915. Successivamente lo studioso tedesco J. Friedrich curò un’edizione che resta ancora un importante riferimento per l’accuratezza dell’analisi e della trascrizione (J. Friedrich, Kleinasiatische Sprachdenkmäler, Berlin 1932, pp. 8-35). Un’importante edizione italiana è quella curata da Mauro Giorgieri in: M. Liverani, Le lettere el-Amarna, vol. 2, Brescia 1999, 374-391.
L'edizione più recente è M. Dietrich - W. Mayer, Der hurritische Brief des DusÌŒratta von MiÌ„ttaÌ„nni an Amenḫotep III. : Text, Grammatik, Kopie, AOAT 382, Münster 2010
Il canto della Liberazione
KBo 32.11
Ro. I
1 ši-ra-ti-li dIM-ub URUKum-mi-ni-wii t[a-la-a-wuu-ši]
2 e-eb-ri ta-al-ma-aš-ti-i-li ši-i[-tu-u-ri]
3 ni-ik-ri e-še-ne-e-bi A-al-la-a[-ni]
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4 ma-an-zu-u-ra-ma ka-ti-il-li n i-š[a-aš]
5 ši-tu-u-ri dIš-ha-ra ti-wii ta-a-an[-
6 ma-a-ti a-mu-tu-u-pa-ti e-ne
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"Voglio raccontare di Tešub, il grande signore di Kumme, voglio celebrare Allani, la fanciulla, il chiavistello della terra. / E insieme a loro voglio raccontare della fanciulla Išḫara, la parola…[ ], saggezza mai raggiunta, dea".
Il Canto della Liberazione (SÌR para tarnummaš / kirenzi) venne ritrovato negli scavi di Hattuša tra il 1983 e il 1985, nei templi 15 e 16 della Città Alta. Si tratta di un testo bilingue, in lingua hurrica con traduzione in ittita.
La prima edizione, esemplare, è di E. Neu, Das hurritische Epos der Freilassung, StBoT 32, Wiesbaden 1996. In tempi più recenti una traduzione è stata curata da G. Wilhelm nella serie Texte aus der Umwelt des Alten Testamets, Gütersloh 2001 (pp. 82-91). Molto utile il commento di S. de Martino, “Il Canto della Liberazione: composizione letteraria bilingue hurrico-ittita sulla distruzione di Ebla” in: La civiltà dei Hurriti, PdP 50 (2000), 296-320.