Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Cario

- VII-III sec. a.C.

a cura di: Giulia Torri    DOI: 10.25429/sns.it/lettere/mnamon039
Ultimo aggiornamento: 9/2022


  • Presentazione
  • Indice dei contenuti
  • Approfondimenti


Particolare dell'iscrizione caria della bilingue di Kaunos.


La scrittura caria ha sicuramente una vicinanza all’alfabeto greco, che forse fu adottato attraverso una variante utilizzata nell’area di Alicarnasso. Non è ancora chiaro perché siano stati adottati simboli greci ai quali sono, tuttavia, attribuiti valori fonetici completamente diversi da quelli dell’alfabeto di origine.
Le iscrizioni ritrovate in Egitto sono da destra a sinistra mentre quelle ritrovate in Caria sono orientate soprattutto da sinistra a destra. Sono in scriptio continua e raramente sono adottati divisori di parole.

Un primo passo per la decifrazione della scrittura fu fatto dall’inglese John D. Ray nel 1981. Tuttavia una decifrazione definitiva avvenne solo tra il 1992 e il 1993 quando Ignacio J. Adiego e Diether Schürr arrivarono in maniera indipendente ma simultanea alla comprensione di molti valori fonetici dei simboli grafici utilizzati nella scrittura caria.


Vai alle risorse on-line della scrittura.

Risorse on line


Indice dei contenuti

La decifrazione del Cario

Secondo Adiego (2007, 166) la storia della decifrazione del cario può essere divisa in tre fasi (era semi-sillabica, era dell'alfabeto greco, era dell'approccio egiziano), indice della difficoltà con cui si sono confrontati gli studiosi attraverso gli anni. Sono la terza fase può essere considerata una vera e propria decifrazione del sistema di scrittura.

Il primo a fornire un quadro delle iscrizioni carie e del sistema di scrittura usato in queste iscrizioni fu Archibald H. Sayce. Egli riteneva che tale sistema fosse misto e basato in parte su un alfabeto di origine greco-fenicia mentre alcuni segni sarebbero derivati da un sillabario asiano. Ad affermare il carattere sillabico del cario fu, tuttavia, F. Bork che tentò di stabilire la distinzione tra segni alfabetici e sillabici, richiamandosi per questi ultimi al sillabario cipriota. Egli tentò, inoltre, di dimostrare l'appartenenza del cario ad una famiglia di lingue paleo-caucasiche di cui avrebbero fatto parte anche il sumerico, l'elamita, la lingua di Mitani, il licio e la lingua delle iscrizioni cipro-minoiche. Il sistema proposto da Bork ebbe un relativo successo sebbene fosse chiaro ai più che una vera e propria decifrazione era ancora lontana (Friedrich, Kleinasiatische Sprachdenkmäler, 1932).

Il ritrovamento nel 1949 di una lunga iscrizione nella località di Kaunos segnò una svolta. Il filologo Th. Bossert osservò giustamente che nella lunga iscrizione erano usate meno di trenta lettere, il che poteva indicare solo l'uso di un sistema di scrittura alfabetico. In questo senso fu fondamentale anche l'apporto dello studioso russo Ševoroškin che arrivò a dimostrare definitivamente che il cario era una scrittura alfabetica e sostenne con forza l'appartenenza del cario alle lingue indoeuropee di Anatolia. Il ritrovamento nel 1996 a Kaunos di una bilingue in lingua caria e greca servì a confermare che quest'ultio metodo era quello giusto.

Altro momento fondamentale per la decifrazione del cario fu il riconoscimento che i testi bilingui provenienti dall'Egitto potevano essere una risorsa per la comprensione della scrittura e della lingua. Il primo a spingersi su questa strada fu l'egittologo J.D. Ray che propose di utilizzare quelle iscrizioni bilingui nelle quali, all'interno del testo egiziano, compariva un'onomastica di origine straniera, presumibilmente caria. Il metodo di confronto proposto da Ray venne ripreso da D. Schürr e Adiego. In questo modo si stabilì che la scrittura caria adottava valori diversi da quelli impiegati nell'alfabeto greco.


Fonti

La lingua caria viene ricostruita attraverso una serie di iscrizioni in alfabeto cario, la maggior parte delle quali viene dall'Egitto. Da qui provengono cira 150 iscrizione soprattutto a carattere funerario. Una parte di queste iscrizioni ha carattere funerario e votivo, un'altra parte riguarda invece testi graffiti su supporti di varia natura. In quest'ultimo caso l'uso dell'alfabeto è spontaneo e poco accurato. Le iscrizioni funerarie e quelle votive rivelano invece un uso attento e standardizzato della scrittura. La maggior parte di questi testi proviene da Memfi e Sais. Per la datazione dei testi si assume come periodo il regno del faraone Amasis (VI sec. a.C.) anche se alcune iscrizioni potrebbero essere anche più antiche. L'iscrizione più antica è stata rinvenuta su una statuetta di Iside databile al VII sec. a.C. e recante il nome del faraone Psammetico I. I graffiti rinvenuti ad Abu Simbel possono essere datati alla spedizione ordinata contro la Nubia da Psammetico II del 591 a.C.

30 iscrizioni in alfabeto cario provengono dalla Caria. Tra queste le più importanti sono quelle ritrovate a Kaunos: un decreto (C.Ca 2) e un decreto di prossenia per due cittadini ateniesi scritto in cario e in greco (C.Ka 5). Questo testo sembra fare riferimento ad eventi del 322 a.C. sebbene alcuni studioso tendano a datare l'iscrizione al 314 a.C. A questo si aggiunge un decreto di syngeneia del tempio del dio Sinuri, emanato dai satrapi Idrieus e Ada, ritrovato nella località di Mylasa. Alcune iscrizioni provengono dalle vicine regioni di Licia e di Lidia e dalla Grecia.

Le iscrizioni della Caria sono state pubblicate in due articoli complementari di Louis Robert e Louis Deroy. Grazie a questi lavori esiste una documentazione fotografica e una riproduzione dei testi in autografia.

 


L'alfabeto cario

L'alfabeto cario si compone di circa trenta segni. Il fatto sorprendente è la grande quantità di varianti locali soprattutto nelle iscrizioni provenienti dalla Caria contro l'omegeneità delle forme dell'alfabeto cario usato in Egitto.

Varianti alfabetiche della scrittura caria si registrano in questi centri dell'Anatolia:

Tralles

Hyllarima

Euromos

Mylasa

Stratonikeia

Sinuri e Kildara

Kaunos 

altri siti Kindiye, Eski, Çine, Keramos

Nonostante questa grande varietà di alfabeti locali si ritiene che vi debba essere stata un'origine comune anche sulla base degli stessi valori fonetici assegnati alle lettere di ispirazione greca. Questa uguaglianza può solo essere spiegata sulla base di una comune origine.

Se tutti questi sembrano essere luoghi di produzione di testi in cario con delle tipiche varianti dei segni di carattere locale, diverso è il caso di Alicarnasso e Iasos. Da Alicarnasso proviene un'unica iscrizione su un supporto che ne giustificherebbe anche un'origine diversa. La particolarità è che l'inventario di segni che si ottiene da questa iscrizione presenta delle forti affinità con l'alfabeto cario dell'Egitto. Simile situazione si verifica anche per Iasos le cui iscrizioni sono tutte su vasi tranne un frammento di iscrizione in pietra che consiste di cinque lettere. Al momento, tuttavia, non ci sono elementi sufficienti per stabilire un'affinità diretta tra queste varianti locali dell'alfabeto di Caria e il cario di Egitto.

Le iscrizioni di Egitto presentano una profonda omogeneità nella scrittura dei segni le cui varianti possono essere attribuite esclusivamente alla maggiore o minore accuratezza delle iscrizioni conservate come graffiti. L'inventario più completo delle lettere dell'alfabeto cario si ricava dalle iscrizioni di Memphis (Saqqâra). L'origine precisa dei mercenari carii in Egitto resta sconosciuta. Tuttavia Adiego propone una loro origine dalla costa occidentale della Caria nella quale attualmente non ci sono sufficienti reperti epigrafici per una ricostruzione corretta del segnario. Sembra più difficile optare per un'origine egiziana dell'alfabeto cario.