Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Licio

- V-IV sec. a.C.

a cura di: Giulia Torri    DOI: 10.25429/sns.it/lettere/mnamon041
Ultimo aggiornamento: 9/2022


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Particolare dell'iscrizione di Xantos


La scrittura licia è una scrittura alfabetica costituita da 23 segni per i suoni consonantici e 6 segni per i suoni vocalici. Due di questi sono nasali (e sono comunemente traslitterati ã e ). Le iscrizioni sono rappresentate da sinistra a destra.

La maggior parte delle evidenze risale al V e al IV secolo a. C.

Essa consiste di un alfabeto che condivide una stretta somiglianza con l'alfabeto greco dal quale potrebbe derivare (secondo alcuni studiosi attraverso un'influenza diretta dell'alfabeto di Rodi). Il segnario mostra che molti segni sono stati adottati dalla scrittura greca per poi essere modificati. Vi sono inoltre segni dell'alfabeto greco che sono stati liberamente impiegati per rendere suoni propri della lingua licia. Tra questi i simboli più significativi sono quelli traslitterati come ẽ, ñ, m̃, ã.

Le parole sono separate tra di loro attraverso l'inserzione di due segni verticali, carattere che non sembra attestato nelle iscrizioni più arcaiche.

Risulta ancora difficile tracciare una cronologia delle iscrizioni e di conseguenza osservare una possibile evoluzione all'interno di questo sistema di scrittura. Si nota, infatti, l'omogeneità dei segni che non presentano particolari variazioni che possano essere ricondotte ad una precisa area geografica o ad un suo sviluppo temporale. Le uniche eccezioni sono le vocali nasali che, invece, presentano un altissimo numero di varianti. Un tentativo di rintracciare uno sviluppo cronologico di questo sistema di scrittura è stato compiuto dallo studioso francese E. Laroche che nel 1979 ha pubblicato un dettagliato studio dell'iscrizione di Lētōon. Laroche traccia un elenco di iscrizioni che possono essere datate sulla base del loro contenuto storico e cerca di individuare all'interno di questi testi varianti della scrittura che possano indicare una sua evoluzione, applicando così il sistema di analisi paleografica dei testi utilizzati per lo studio del sistema cuneiforme anatolico del II millennio.

 


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Indice dei contenuti

Uso della scrittura

Già nel XIX secolo molte delle iscrizioni oggi note erano state scoperte e registrate da numerosi viaggiatori. Per quanto tale materiale non fosse raccolto in modo sistematico esse sono la prima traccia della diffusione della civiltà licia e nello stesso tempo testimonianza della sua riscoperta. La principale edizione delle iscrizioni licie è quella di Ernst Kalinka e Rudolf Heberdey, Tituli Lyciae lingua lycia conscripti, del 1901. Ovviamente altre iscrizioni sono state scoperte e studiate nel corso del XX e del XXI secolo. 

La licia ha trasmesso il più alto numero di iscrizioni multilingui nel vicino Oriente antico. In particolare si sono tramandate numerose iscrizioni in licio e in greco utilizzate soprattutto nelle iscrizioni dedicatorie di monumenti funerari che sono databili al V e IV secolo a.C. Ve ne sono circa 150 iscritte sulla roccia della tomba in cui si registrano soprattutto istruzioni per la sepoltura. Alcune di queste iscrizioni sono bilingui perfette. In altri casi la seconda lingua, il greco, sembra essere una libera interpretazione del testo licio. Il testo greco segue immediatamente il testo licio senza soluzione di continuità tanto che a volte risulta difficile distinguere dove finisca l'iscrizione in lingua licia e cominci quella in greco, anche considerando la somiglianza delle due scritture. Tali iscrizioni vengono prodotte dalla élite culturale licia e l'iscrizione in licio deve, ovviamente, essere considerata la parte più importante del monumento.

Significativo per la decifrazione del licio è la "Bilingue di Xantos". Si tratta di un pilastro iscritto, eretto nell'agorà di Xantos. Il pilastro è alto 4 m e conserva una iscrizione su tutte le facce,  è sormontato da una camera funeraria al di sopra della quale si trovava, forse, la statua del dinasta licio al quale l'iscrizione è dedicata. Il testo licio è costituito da 138 righe, cui segue un epigramma greco e una iscrizione in licio b (non ancora decifrata) di 105 righe. Studi sul modo di disposizione del testo sul pilastro hanno messo in evidenza come i  tre testi fossero stati incisi in successione e rispondevano dunque ad un'idea unitaria della composizione.

La prima edizione del testo, di Ch. Fellows, risale al 1843 ("On an Inscribed Monument of Xanthus", Transactions of the Royal Society of Literature II, ser. I, 1843, 254 sg.).

Altro testo fondamentale per la comprensione del licio è l'iscrizione trilingue di Letoon, località sacra nei pressi di Xantos. Tale iscrizione che parla dell'istituzione del culto due divinità, il "re di Kaunos" e Arkesimas, è scritta in tre lingue, licio, greco e aramaico. L'iscrizione è risalente al IV sec. a.C. ed è una dedica del satrapo Pixodaros che visse ai tempi di Arses, re di Persia, successore di Artaserse III.

Si conservano numerosi graffiti in licio su materiale ceramico, roccia e oggetti in metallo. Sebbene di breve estensione alcuni sono particolarmente importanti per la datazione della scrittura e per la sua area di diffusione. La maggiorparte di questi graffiti sono stati scoperti nel XX sec. e pubblicati da Neumann. In particolare vi sono due graffiti, N300 a e N300b che possono essere datati rispettivamente al VI e al VII secolo a.C. costituendo le più antiche attestazioni di questa scrittura. Restano tuttavia dei dubbi che sono legati soprattutto alla loro provenienza che è l'isola di Rodi.

 


Origine della scrittura

La scrittura licia deriva chiaramente dal greco. Diversi studiosi hanno proposto una derivazione dal gruppo degli alfabeti rossi: la forma di una delle consonanti velari licie, k o χ, è analoga al segno che in questi alfabeti vale chi e non psi come invece accade negli alfabeti azzurri. Si ritiene che la vicina di Rodi abbia favorito il passaggio all'Anatolia dell'alfabeto greco, adottato e modificato dalle varie popolazioni del territorio anatolico, tra i quali sono i lici.

Il licio presenta tutta una serie di segni che hanno sia la forma che il valore analogo ai segni greci corrispondenti. Oltre al prestito greco il licio sviluppa una serie di segni per rendere dei suoni propri della lingua quali le vocali nasali (ã e ), le sonanti ( e ñ) e per certi suoni consonantici di decifrazione incerta. Per questa necessità vi sono numerosi segni presi dal greco ai quali viene assegnato un nuovo valore e infine segni che sembrano essere delle creazioni della popolazione licia. Secondo lo studioso O. Carruba i segni "nuovi" del licio non vengono creati in forma originale ma adottati da altri sistemi di scrittura coevi, quali il lidio e il cario, dai quali riprende segni di derivazione non alfabetica.

Se confrontata con le altre scritture di Anatolia del I millennio, lidio, frigio e cario, il licio sembra più recente e soprattutto presenta un numero assai limitato di varianti grafiche. In questo caso si può ipotizzare un'unica scuola scribale diffusa su tutto il territorio, in contrapposizione ad un caso come la scrittura caria che sembra variare profondamente da città a città.