Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Libico-Berbero

- II (IX?) sec. a.C.-VII sec. d.C.

a cura di: L. Souag


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RIL 151, Pl. V.2 = CIL 5220 / 17395


Il libico-berbero è una scrittura usata per la/e lingua/e indigena/e dell’Africa nord occidentale, dalle isole Canarie alla moderna Libia, durante il periodo classico. È un alfabeto consonantico (o abjad), ad eccezione di un segno che viene chiaramente utilizzato per marcare le vocali in fine parola. La direzione di scrittura è nella maggior parte dei casi dal basso verso l’alto o da destra a sinistra. Ci sono variazioni significative nella scrittura che hanno portato diverse autorità in materia (eg Chabot 1940, Galand 1988) a proporre di distinguere la scrittura in “orientale” (numidica e dei Massili) e “occidentale” (dei Massesili); questa classificazione è stata però contestata (Pichler 2007). La scrittura è di forma geometrica, con lettere che sono formate quasi esclusivamente da cerchi e segmenti.

Il libico-berbero era usato per le iscrizioni ufficiali, insieme al punico, durante il regno Numidico, in particolare a Dougga. La maggior parte dei testi sopravvissuti sono comunque iscrizioni funerarie su stele di pietra; esse riportano il nome e l’ascendenza del defunto (X w-Y “X figlio di Y”) e poco altro. In questa scrittura sono stati trovati anche alcuni graffiti di difficile datazione.

Molte lettere libico-berbere, così come il principio di scrivere solo le consonanti, sembrano derivare dalla scrittura fenicia o punica, benchè altre lettere non abbiano una plausibile derivazione fenicia e appaiano come invenzioni locali. (Altre ipotesi sono state formulate riguardo all’origine di questa scrittura, come la costruzione indipendente, l’influenza sudarabica, e persino l’influenza ugaritica, ma appaiono molto meno plausibili). Il fatto che le vocali finali siano marcate suggerisce chiaramente una origine punica, o almeno una influenza, e il regno numidico di Massinissa nel II a.C. sembra essere un punto di origine plausibile (Kerr 2010). In ogni caso, sono state avanzate argomentazioni iconografiche secondo le quali alcune stele iscritte provenienti dalla Kabylie sono anteriori a Masinissa di un secolo o più (Laporte 1991), e per alcune iscrizioni su pietra (degne di nota quelle di Azib n'Ikkis in Marocco) è stata ipotizzata una datazione ad un periodo precedente in base allo stile dell’arte rupestre di corredo (Camps 1974). Se si accetta questa datazione, allora l’origine della scrittura deve essere rialzata all’incirca al IX secolo a.C. (Pichler 2007). La sola iscrizione che sia databile con precisione risale al decimo anno del regno del re Numidico Micipsa, circa al 138 a.C. Sono stati rinvenuti alcuni testi bilingue punici e latini, che ne attestano l’uso in epoca romana, e sulle pendici meridionali dell’Atlante la scrittura sembra essere rimasta in uso fino al V secolo d.C. (Camps 1986). Nessun testo bilingue arabico e nessuna iscrizione libico-berbera è stata invece attribuita al periodo islamico; si presume perciò che la scrittura libico-berbera sia caduta in disuso nel nord Africa poco prima dell’arrivo degli arabi. In ogni caso una variante della scrittura libico-berbera è sopravvissuta nel Sahara e ha dato origine con alcuni cambiamenti alla scrittura Tifinagh, tuttora usata da alcuni gruppi di Tuareg. Nel tardo ventesimo secolo, attivisti cabilo-berberi hanno inventato una nuova versione della scrittura, in cui tutte le vocali sono marcate e la cui direzione è da sinistra a destra; diverse variazioni sono ora usate per scopi educativi in Marocco e, in misura minore, in Algeria.

La decifrazione di questa scrittura da parte di F.de Saulcy nel 1843 fu resa possibile dal confronto con gli equivalenti punici dei nomi di persona nelle iscrizioni bilingue; sono stati scoperti anche testi bilingue latini. Resta incerto il valore di alcuni caratteri non attestati in questi testi bilingue e in particolare di quelli associati alla variante "occidentale" dell’alfabeto.


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