Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Luvio geroglifico

- 1300 a.C. (ca.) - 600 a.C.

a cura di: Giulia Torri    DOI: 10.25429/sns.it/lettere/mnamon037
Ultimo aggiornamento: 9/2022


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Particolare di iscrizione geroglifica luvia di epoca imperiale ittita (XIII sec.)


Il geroglifico anatolico, o geroglifico luvio, è un tipo di scrittura attestato in Anatolia e in Siria tra il XIV e il VII secolo a.C. Nell’ultima fase del tardo Bronzo fu utilizzato dagli Ittiti e dagli altri abitanti dell’Anatolia nella glittica e nelle iscrizioni monumentali. Dopo la fine del dominio ittita, nell’Età del Ferro (IX-VII sec. a.C.), la scrittura geroglifica continuò ad essere impiegata negli stati neo-ittiti nel sud dell’Anatolia e in Siria settentrionale. Ogni parola era tracciata in combinazioni di segni verticali disposti su righe orizzontali. Queste erano a loro volta organizzate sulla superficie scrittoria in maniera bustrofedica.

La scrittura geroglifica luvia utilizza queste classi di segni (come anche il sistema cuneiforme):

-i logogrammi che esprimono una parola con un unico segno e vengono convenzionalmente traslitterati in caratteri maiuscoli usando termini latini (per es.: ANNUS, CAELUM, MAGNUS, TONITRUS etc.). Questo è dovuto al fatto che di pochissimi segni logografici si conosce il corripondente termine in lingua luvia.

-i sillabogrammi, caratteri di tipo sillabico utilizzati per il loro valore fonetico nella composizione di parole. I sillabogrammi del geroglifico sono costituiti da semplici vocali (V) o da combinazioni di tipo consonante-vocale (CV). Vi sono rari esempi di combinazioni consonante-vocale-consonante-vocale (CVCV).

-i determinativi, logogrammi che servono, come nel sistema di scrittura cuneiforme, a determinare il campo semantico di appartenenza delle parole. 

Origine e possibili parentele di questo tipo di scrittura sono al momento sconosciute. David Hawkins ha suggerito una connessione con i sistemi di scrittura del mondo egeo ed in particolare con il geroglifico cretese che sembra aver avuto uno sviluppo tipologico parallelo a quello anatolico (Melchert 2003, 168). A causa della mancanza di prove certe, tuttavia, si può solo affermare che il geroglifico di Anatolia fu una creazione delle popolazioni di lingua luvia del tardo Bronzo.


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Indice dei contenuti

Decifrazione della scrittura

Già nel XIX secolo erano state scoperte in area siro-anatolica numerose iscrizioni su pietra che nel 1876 Archibald Sayce, assiriologo e archeologo inglese, aveva definito “ittite” e che, oggi, sappiamo essere sicuramente in lingua luvia. Importanti progressi per la decifrazione della scrittura geroglifica di Anatolia furono compiuti negli anni trenta dagli studiosi Ignace J. Gelb, Emil Forrer, Helmut Bossert, Bedrich Hrozný e Piero Meriggi. Essi riuscirono sia ad identificare numerosi logogrammi, la cui lettura in lingua luvia restava, tuttavia, in larga parte ancora sconosciuta, sia a proporre il valore fonetico di numerosi sillabogrammi.
Decisiva per la decifrazione fu la scoperta nel 1946 della bilingue di Karatepe, una lunga iscrizione in luvio e in fenicio attraverso la quale fu possibile confermare le proposte di lettura di numerosi segni e ampliare la conoscenza del vocabolario attraverso il confronto con la versione fenicia. Oltre a questa iscrizione nuovi dati vennero portati dalla lettura dei sigilli digrafi di Ugarit.
Grazie a questi progressi Emmanuel Laroche pubblicò nel 1960 un’opera fondamentale, Les hiéroglyphes hittites e poco dopo P. Meriggi pubblicò lo Hieroglyphisch-hethitisches Glossar (1962) e il Manuale di Eteo geroglifico (1966, 1967, 1975). In questa opera Meriggi presentò tutti i testi conosciuti in quegli anni in copia, traslitterazione e una traduzione. Solo a partire dagli anni settanta la scoperta e l’interpretazione corretta di nuovi documenti da parte di David Hawkins e di Anna Morpurgo Davies ha reso possibile l’identificazione della lingua delle iscrizioni in geroglifico che si è rivelata sostanzialmente analoga alla lingua luvia espressa nei testi in cuneiforme. Le iscrizioni dell’età del Ferro sono state pubblicate nuovamente da David Hawkins, Corpus of Hieroglyphic Luwian Inscriptions, Volume. I: Inscriptions of the Iron Ages (2000).


Cronologia e diffusione delle iscrizioni

Epoca imperiale ittita (XIV-XII sec. a.C.)

Le più antiche testimonianze di geroglifico anatolico si trovano nelle bulle dei sigilli che recano nomi e titoli di funzionari dell’amministrazione ittita e degli stessi membri della famiglia reale. I sigilli dei sovrani generalmente erano digrafi, presentavano cioè un’iscrizione in cuneiforme nell’anello esterno e simboli geroglifici nella parte centrale.
La più antica iscrizione rupestre che si conosca è quella di Muwatalli II (XIII sec.) ritrovata in Turchia meridionale presso Sirkeli. Di poco successiva è la rappresentazione della coppia regnante Hattušili III e Puduhepa nella metà del XIII secolo presso Fraktin (Turchia).  Si tratta in questo caso di rilievi con i nomi dei sovrani accompagnati da alcuni epiteti. Più complessa è, invece, l’iscrizione ritrovata ad Aleppo in Siria con la dedica della costruzione di un tempio per gli dei Hepat e Šarruma da parte di Talmi-Šarruma, re di Aleppo e cugino di Hattušili III.
La maggior parte delle iscrizioni di epoca ittita si colloca, tuttavia, nel corso dei regni degli ultimi due sovrani noti dalla documentazione di Hattuša, Tuthaliya IV e Šuppiluliuma II. Si tratta di iscrizioni dedicatorie spesso accompagnate dalla descrizione di imprese militari.
Tra i documenti più importanti risalenti al periodo di Tuthaliya IV si ricordano le iscrizione degli altari di Emirgazi, e l’iscrizione di Yalburt nel sud dell’Anatolia. Inoltre sono state ritrovate a Hattuša stele e rappresentazioni rupestri recanti il rilievo con il nome del sovrano in luvio geroglifico.
A Šuppiluliuma II risale l' iscrizione ritrovata a Hattuša nella zona chiamata Südburg, nella camera 2 del monumento, uno spazio cultuale in cui è conservata un’immagine del sovrano (o del suo antenato Šuppiluliuma I) accompagnata da un’iscrizione con il resoconto di una campagna militare nel sud dell'Anatolia. Sempre a Hattuša è stata ritrovata l’iscrizione di Nişantaş. Quest’ultima, purtroppo fortemente danneggiata, narra la conquista dell’isola di Cipro e ha, forse, un corrispettivo in un testo cuneiforme, KBo 12.38 che conteneva la versione in scrittura cuneiforme delle gesta di Tuthaliya IV e del suo successore Šuppiluliuma.
Vi sono poi brevi iscrizioni attribuibili a sovrani di altri stati anatolici: in Anatolia occidentale è stato ritrovato il rilievo del re Tarkašnawa di Mira-Kuwaliya presso Karabel; nell’Anatolia meridionale, presso Hatip, il rilievo di Kurunta, re di Tarhuntašša.
Bisogna infine menzionare l’iscrizione geroglifica sulla coppa di argento ora al museo di Ankara. La coppa reca una dedica che menziona un re di nome Tuthaliya. Non vi è accordo tra gli studiosi se questo è il sovrano Tuthaliya II, vissuto nel XIV sec., e in tal caso questa sarebbe la più antica iscrizione in geroglifico, oppure se si tratta del sovrano Tuthaliya IV (XIII secolo).

 

Il corpus di iscrizioni del I millennio a.C.

All’inizio del XII secolo gli archivi di Hattuša cessarono di esistere. In questo modo si perdono le tracce della dinastia regnante. Non si conosce ad oggi con precisione quali cause abbiano determinato la fine dell’impero ittita. Dopo una fase di transizione alla quale appartengono le iscrizioni del sovrano Hartapu,  probabilmente un discendente della dinastia di Turhuntašša (Kurunta) sui rilievi del Karadaş e del Kizildaş (XI sec. a.C.), troviamo un ampio uso del geroglifico anatolico negli stati cosiddetti neo-ittiti, piccole formazioni statali del sud dell’Anatolia e della Siria. Le iscrizioni sono di solito di tipo dedicatorio e sono scolpite sugli ortostati dei palazzi e delle porte urbiche o su stele.
In particolare, in questa nuova situazione storica si affermò la città-stato di Karkemiš, che nell’epoca precedente era stato il centro dell’amministrazione ittita in Siria. Governata da un membro della casa reale ittita, mantenne tale continuità dinastica anche nel corso del I millennio. Qui si trovano le iscrizioni delle due linee dinastiche regnanti, la casa di Suhi (X sec. a.C.) e la successiva casa di Astiruwa (IX-VIII sec. a.C.). Iscrizioni in Siria sono state ritrovate anche ad Alepppo (Halpa), Tell Ahmar (Masuwari), Maraş (Gurgum), Amuq (Patina), Hama (Hamath). In Anatolia vi sono iscrizioni provenienti dalla Ciclicia e in particolare da Karatepe (bilingue luvio-fenicia), da Malatya (Malizi) e dal Tabal (nel sud dell’Anatolia) i cui regnanti si dichiarano discendenti di Hartapu.
Ad Assur sono state ritrovate lettere scritte in luvio geroglifico su strisce di piombo. Sono parte di una corrispondenza scambiata probabilmente con la città di Karkemiš.