Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Fenicio

- XII sec. a.C. - II sec. d.C.

a cura di: Paolo Merlo    DOI: 10.25429/sns.it/lettere/mnamon015
Ultimo aggiornamento: 3/2022


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Per convenzione, la definizione di scrittura fenicia è riservata a quella scrittura alfabetica lineare documentata a partire dal XII sec. a.C. presso i popoli fenici. I caratteri alfabetici fenici furono successivamente adottati, con modificazioni e specifici adattamenti, da altre popolazioni quali ad esempio gli Aramei, gli Ebrei, i Filistei, i popoli della Transgiordania e fin’anche i Greci.
Sebbene archeologicamente siano note varie altre iscrizioni in alfabeto lineare precedenti il XII sec. a.C. e correlate con la scrittura fenicia, in generale ad esse si assegnano denominazioni diverse, quali “proto-sinaitiche” o “proto-cananee”, per distinguerle da quelle fenicie in senso stretto.

La scrittura fenicia ebbe grande diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo: già nel IX sec. a.C. è possibile trovarla in Asia Minore e Cipro, mentre col tempo si divulgherà in tutte le colonie fenicie nel bacino del Mediterraneo. Durante il VI sec. a.C., nell’Africa settentrionale e presso le colonie occidentali sottomesse a Cartagine, la scrittura – così come la lingua – fenicia subì alcuni cambiamenti che portarono gli studiosi a denominare la scrittura documentata in tali regioni occidentali dopo tale data come punica. Dopo la caduta di Cartagine occorsa nel 146 a.C., la scrittura delle colonie occidentali patì un rapido sviluppo in senso corsivo e viene usualmente denominata neopunica.
Nella madre patria orientale e a Cipro, nonostante l’ovvia evoluzione della grafia e le inevitabili particolarità locali, la scrittura continua ad essere denominata fenicia per tutto il corso del suo sviluppo.


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Caratteri

La lingua fenicio-punica, scritta da destra a sinistra, impiega un alfabeto di 22 segni lineari puramente consonantici, cioè senza l’indicazione dei suoni vocalici, che probabilmente corrispondevano al repertorio fonetico della lingua fenicia. Solo in epoca tarda, e maggiormente nei dialetti punici, i segni consonantici iniziarono a segnalare la presenza di determinate vocali; tali segni consonantici impiegati per specificare una determinata lettura vocalica sono denominati matres lectionis.


Sviluppo e diffusione

Cronologicamente, la scrittura fenicia inizia ad essere attestata da brevi epigrafici già nel XII-XI sec. a.C., mentre le sue testimonianze più recenti – nella sua varietà neopunica – giungono fino al II sec. d.C. (escluse ovviamente le iscrizioni in lingua punica redatte in scrittura latina). Durante questi secoli la scrittura fenicio-punica subì notevoli cambiamenti che concernono principalmente l’allungamento e la diversa inclinazione dei segni verticali, ma anche una modifica complessiva della forma delle lettere.
Nel corso del tempo, a causa delle attività commerciali e coloniali fenicie, la scrittura fenicio-punica si diffuse in tutta il bacino del Mediterraneo antico. Già nel IX-VII sec. a.C. si conservano iscrizioni da Cipro, da alcune isole dell’Egeo, varie iscrizioni monumentali in Asia Minore e a Malta; la fondazione di Cartagine portò la diffusione dell’alfabeto fenicio anche in Africa del Nord, così che dal VII sec. a.C. in poi la scrittura fenicio-punica si diffuse anche nelle colonie della Sicilia, della Sardegna, in molti centri della costa mediterranea africana (Libia, Marocco, Tunisia), nelle isole Baleari e nella Spagna meridionale.