Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Umbro

- IV a. C. - prima metà  del I a. C.


Esempi di scrittura



"MARTE DI TODI" (FINE V-INIZIO IV A. C.) - Alfabeto a base etrusca

"MARTE DI TODI" (FINE V-INIZIO IV A. C.) - Alfabeto a base etrusca
Fonte: http://www.centroarte.com/etruschi.htm

Trascrizione:
AHALTRUTITISŘUNUMŘEŘE

Interpretazione:
AHAL TRUTITIS ŘUNUM ŘEŘE

ESEMPIO DI ISCRIZIONE SU BRONZO. Statua di bronzo raffigurante un guerriero in posizione eretta, comunemente definito “Marte”, di cm. 141 di altezza. La statua è stata ritrovata nel 1835 ai piedi del Monte santo in prossimità dell’antico sito di Tuder (più o meno corrispondente all’attuale Todi) ed è, attualmente, conservata nei Musei Vaticani. Riguardo alla datazione, va detto che i più propendono per l’inizio del IV a. C., sebbene non manchi chi tenda ad innalzare lievemente la datazione e a datarlo alla fine del V a. C.. L’iscrizione, posta su una delle fimbrie anteriori della corazza, è stata redatta in scriptio continua (ovvero senza alcun segno di separazione fra le parole) seguendo la linea marginale della fimbria così da curvare all’altezza delle parole řunum e řeře. L’andamento è sinistrorso ed i caratteri, per la forma tendenzialmente inclinata e per alcune irregolarità, sono da attribuire non solo ad una fase arcaica della grafia, ma, secondo Roncalli, anche ad una mano etrusca. Pertanto, si può ben dire che l’iscrizione del ‘Marte di Todi’ sia, ad oggi, non solo il più antico documento della grafia a base etrusca, ma anche di tutto il corpus. Per quel che riguarda l’interpretazione del testo, va detto che si è davanti ad un’iscrizione di dedica in cui sembrano riconoscersi due forme nominali, Ahal e Trutitis, identificabili con nome e gentilizio del dedicante ed una formula di dono espressa dalle parole řunum e řeře corrispondenti al latino donum dedit. Infine, degno di nota è che il segno per h è reso con un il segno normalmente usato in etrusco () e non con quello che, poi, diventerà tipico dell’umbro in grafia etrusca ().



LAMINA DI BRONZO DA AMELIA (DATAZIONE INCERTA - FORSE IV-III a. C.) - Alfabeto a base etrusca

LAMINA DI BRONZO DA AMELIA (DATAZIONE INCERTA - FORSE IV-III a. C.) - Alfabeto a base etrusca
Fonte: Museo Archeologico di Napoli

Faccia A
Trascrizione
[…]ŘUVI ŘUN ŘR[…]
[…]HERINTIES IST[…]
[…]TUŘIS A S HU[…]
[…]ΘUΘIU T I VEN[…]
[…]AHATRUNIE[…]

Faccia B
Trascrizione
[…]E ŘUVIE ŘUNU Ř[…]
[…]HERINTIE ISTUR[…]
[…]ḤURTENTIUS x[…]
 […]ETVEŘIS T I Vx[…]

ESEMPIO DI SCRITTURA SU BRONZO. Lamina di bronzo opistografa alta cm. 4,8 e lunga cm. 5,7. Il documento, attualmente conservato al Museo Archeologico di Napoli, è stato rinvenuto, probabilmente all’interno di una tomba, durante il XVIII secolo in località Lagoscello presso l’antica Ameria. La datazione è incerta, ma, vista la maggiore regolarità delle lettere, la presenza di segni di separazione tra le parole e la linearità delle righe che compongono il testo, l’iscrizione è sicuramente successiva a quella del cosiddetto ‘Marte di Todi’. A livello epigrafico, singolare è la presenza di due segni regolarmente impiegati in etrusco, ma atipici rispetto alla grafia umbra a base etrusca successiva e testimoniata dalle Tavole di Gubbio, che sono:

  1. il segno F (), trascritto con v (si veda, ad esempio, la parola řuvi / řuvie) che, analogamente a quanto avviene in etrusco, è impiegato per indicare il suono [w] laddove l’umbro ha, generalmente, il segno ;
  2. il segno per h espresso con il segno , come avviene anche nel “Marte di Todi”, e non con il più comune e più recente

Inoltre, singolare è anche la presenza del segno per theta espresso con un semplice cerchio (O) senza alcun punto interno. Infine, il ductus è sinistrorso. Per la regolarità delle lettere si potrebbe ipotizzare una datazione bassa del testo, ma la presenza delle suddette anomalie grafiche, in cui sembrerebbe ravvisarsi ancora un’influenza particolare dell’etrusco e della sua grafia, indurrebbe a collocare il documento (o almeno l’iscrizione) ad un periodo anteriore alle tavole iguvine e, dunque, probabilmente, tra la fine del IV e l’inizio del III a. C., sebbene non sia da escludere che le varianti grafiche possano derivare da una tradizione scrittoria locale diversa da quella di Gubbio, piuttosto che da una maggiore antichità del testo. Il contenuto non è del tutto chiaro, ma, a giudicare dalla presenza della parola řuvi / řuvie (comunemente interpretata come citazione di Giove in caso obliquo) su entrambi i lati seguita dalle parole řun / řunu (comunemente interpretata come il latino donum) e řr / ř  (generalmente interpretata come abbreviazione equivalente al latino dederunt), si potrebbe ipotizzare che tale documento rappresenti una dedica. Questa interpretazione non solo potrebbe essere confermata dalla presenza della parola herinties che, derivando dalla radice *her- connessa con la sfera semantica del ‘volere’, ‘desiderare’, potrebbe essere intesa come una forma analoga alle formule libentes, volentes delle dediche in lingua latina, ma potrebbe anche indurre a vedere nella parola ahatrunie un termine riferibile alla divinità, sicuramente giovia, destinataria della dedica. Infine, si notano dei probabili gentilizi ed è indubbio che i due testi redatti sulle due facce siano in connessione tra loro e, dunque, riferibili ad un’unica dedica.



COPERCHIO DI SARCOFAGO DA BEVAGNA (II SEC. A. C.) - Alfabeto a base etrusca

COPERCHIO DI SARCOFAGO DA BEVAGNA (II SEC. A. C.) - Alfabeto a base etrusca
Fonte: Palazzo dei Consoli di Gubbio

Trascrizione:
PE PE UFEŘIER UHTUR

ESEMPIO DI SCRITTURA SU PIETRA. Coperchio di sarcofago in pietra, decorato con un rosone al centro verso cui convergono due cavalli ed iscritto su uno dei lati lunghi. Attualmente, il coperchio si trova a Gubbio nel Palazzo dei Consoli dove sono esposte anche le più famose tavole iguvine. L’iscrizione, con andamento sinistrorso, presenta dei caratteri molto regolari e lineari e la separazione tra le parole. Tali requisiti, abbinati allo stile del coperchio, inducono a collocare tale documento verso il II a. C.. A livello contenutistico, quest’iscrizione è molto importante in quanto, accanto alla consueta indicazione onomastica del defunto (il cui nome è Ufeřier), riporta la parola uhtur che, sulla base del confronto con altri testi (in particolare la Tavola iguvina n. 5), sembra esprimere non solo la carica magistratuale ricoperta dal defunto, ma anche il nome di una delle magistrature supreme degli Umbri che potrebbe aver avuto anche una funzione eponima.



LEGENDA MONETALE (III SEC. A. C.) - Alfabeto a base etrusca

LEGENDA MONETALE (III SEC. A. C.) - Alfabeto a base etrusca
Fonte: Museo Nazionale Romano - Medagliere

Trascrizione
IKUVINI

ESEMPIO DI ISCRIZIONE SU BRONZO. Moneta in bronzo (aes grave) recante la legenda ikuvini che corrisponde all’etnico iguvini (scritto con k in quanto tale segno, in umbro, esprime sia il suono [k] che [g]) e che rimanda al nome antico della città di Gubbio (Iguvium). La moneta, dal peso di gr. 88,22 (che si ritrova in alcune serie monetali etrusche cosiddette “della ruota”), appare leggermente lesionata e presenta, nel dritto, un astro a dodici raggi e, nel rovescio, una specie di luna crescente, quattro stelle e la legenda monetale ikuvini. Attualmente, è conservata nella sezione del Medagliere del Museo Nazionale Romano. La grafia, alquanto regolare ed analoga a quella delle tavole iguvine III e IV, fa propendere per una datazione al III a. C. o anche alla fine del IV a. C.



TAVOLE DI GUBBIO - Tavola n. 5 (PROBABILMENTE FINE DEL II SEC. A. C.) - Alfabeto a base etrusca

TAVOLE DI GUBBIO - Tavola n. 5  (PROBABILMENTE FINE DEL II SEC. A. C.)  - Alfabeto a base etrusca
Fonte: Palazzo dei Consoli di Gubbio

Tavola n. 5
Faccia A
Trascrizione:
ESUK FRATER ATIIEŘIUR
EITIPES PLENASIER URNASIER UHTRETIE
T. T. KASTRUÇIIE AŘFERTUR PISI PUMPE
FUST EIKVASESE ATIIEŘIER ERE RI ESUNE
KURAIA PREHABIA PIŘE URAKU RI ESUNA
SI HERTE ET PURE ESUNE SIS SAKREU
PERAKNEU UPETU REVESTU PUŘE TEŘTE
ERU EMANTUR HERTE ET PIHAKLU PUNE
TRIBŘIÇU FUIEST AKRUTU REVESTU
EMANTU HERTE AŘFERTUR PISI PUMPE
FUST EREK ESUNESKU VEPURUS FELSVA
AŘPUTRATI FRATRU ATIIEŘIU PREHUBIA
ET NUŘPENER PREVER PUSTI KASTRUVUF
FRATER ATIIEŘIUR ESU EITIPES PLENASIER
URNASIER UHTRETIE K. T. KLUVIIER KUMNAH
KLE ATIIEŘIE UKRE EIKVASESE ATIIEŘIER
APE APELUST MUNEKLU HABIA NUMER
PREVER PUSTI KASTRUVUF ET APE PURTITU
FUST MUNEKLU HABIA NUMER TUPLER
PUSTI KASTRUVU ET APE SUBRA SPAFU FUST
MUNEKLU HABIA NUMER TRIPLER PUSTI
KASTRUVU ET APE FRATER ÇERSNATUR FURENT
EHVELKLU FEIA FRATREKS UTE KVESTUR
SVE REHTE KURATU SI SVE MESTRU KARU
FRATRU ATIIEŘIU PURE ULU BENURENT
PRUSIKURENT REHTE KURATU ERU EŘEK
PRUFE SI SVE MESTRU KARU FRATRU ATIIEŘ
IU PURE ULU BENURENT PRUSIKURENT
KURATU REHTE NEIP ERU ENUK FRATRU


Faccia B, 1-7
Trascrizione:
EHVELKLU : FEIA : FRATREKS
UTE : KVESTUR : PANTA : MUTA
AŘFERTURE : SI : PANTA : MUTA : FRATRU
ATIIEŘIU : MESTRU : KARU : PURE : ULU
BENURENT : AŘFERTURE : ERU : PEPURKURE
NT : HERIFI : ETANTU : MUTU : AŘFERTURE
SI :

ESEMPIO DI SCRITTURA SU BRONZO. Tavola in bronzo opistografa che fa parte di un gruppo di 7 di piccolo spessore e di misure varie che vanno da un minimo di cm. 28 x 56 (della tavola n. 3) ad un massimo di cm. 39 x 83 (della tavola n. 7). Le sette tavole, rinvenute, per caso, nel 1444 presso il teatro romano di Gubbio ed acquistate dal comune di Gubbio nel 1456, sono, attualmente, esposte all’interno del Palazzo dei Consoli di Gubbio, sono tutte in bronzo e, ad eccezione delle nn. 3 e 4, sono tutte scritte su due facce. Tutte le sette tavole sono state redatte in lingua umbra, ma impiegano sia il sistema grafico a base etrusca che quello a base latina in una divisione convenzionale e non cronologica che vede il punto di svolta nella tavola n. 5, faccia B, su cui è presente sia la scrittura di origine etrusca che quella di origine latina. Sulla base di questa divisione convenzionale, si è soliti indicare con i nn. 1, 2, 3, 4, a cui va aggiunta la faccia A e parte della faccia B della tavola n. 5, le tavole redatte in grafia a base etrusca e con i nn. 6 e 7 (a cui va aggiunta l’ultima parte della faccia B della n. 5) quelle redatte in grafia a base latina. In generale il contenuto delle sette tavole riguarda un complesso rituale che comprende cerimonie con sacrifici ed offerte a varie divinità, nonché norme relative al funzionamento del collegio dei fratelli Atiedii che sono gli esecutori designati per queste cerimonie.
La tavola qui mostrata è la n. 5 che, al pari delle tavv. nn. 1, 2, 6 e 7, è opistografa. La faccia A e l’inizio della faccia B (righe 1-7) sono redatte in lingua umbra con grafia etrusca che, secondo Heurgon, a giudicare da alcune innovazioni, potrebbe rispecchiare un alfabeto etrusco di origine cortonese.
A livello epigrafico, oltre al comune andamento sinistrorso, si notano la divisione delle parole effettuata tramite l’impiego dei due punti e la presenza di un ductus che sembra più recente delle tavole 1-4 dato che il segno per m viene rappresentato graficamente con il simbolo ; che, secondo J. Heurgon, si connoterebbe per essere un’innovazione rispetto al più comune . A livello lessicale si nota la presenza del termine uhtretie (rigo 2) che rappresenterebbe il nome della magistratura derivata dal termine uhtur (che compare tre volte nelle Tavole iguvine) o oht. (in forma abbreviata in un’iscrizione da Assisi) e che rappresenterebbe un’importante magistratura umbra che, in questo testo, viene impiegata con funzione eponima. Secondo Devoto, tale termine potrebbe connettersi al termine latino auctor e, pertanto, il termine uhtretie potrebbe essere tradotto con l’espressione “sotto la guida di...”. Infine, a livello contenutistico si può dire che nella tavola n. 5 sono rappresentate le norme per il funzionamento del collegio dei Fratelli Atiedii a cui era affidata l’esecuzione di questi pratiche religiose. In pratica, la tav. n. 5 rappresenta un decreto che regolamenta lo svolgimento delle cerimonie da cui, oltre a comprendere che i Fratelli Atiedii, che qui vengono menzionati per la prima volta, sembrano essere coloro che soprintendevano a queste cerimonie, si comprende anche che il sacrificio cruento era composto di tre momenti fondamentali (uccisione, sacrificio vero e proprio e la distruzione della vittima con la sua distribuzione).



TAVOLE DI GUBBIO - tavola n.5 (PROBABILMENTE INIZIO DEL I SEC. A. C.) - Alfabeto a base latina

TAVOLE DI GUBBIO - tavola n.5 (PROBABILMENTE INIZIO DEL I SEC. A. C.) - Alfabeto a base latina
Fonte: Palazzo dei Consoli di Gubbio

Faccia B, 8-18
Trascrizione:

CLAVERNIUR DIRSAS HERTI FRATRUS ATIERSIR POSTI ACNU
FARER OPETER P. III AGRE TLATIE PIQUIER MARTIER ET S̀ESNA
HOMONUS DUIR PURI FAR EISCURENT OTE A VI CLAVERNI
DIRSANS HERTI FRATER ATIERSIUR SEHMENIER DEQURIER
PELMNER SORSER POSTI ACNU UEF X CABRINER UEF V PRETRA
TOCO POSTRA FAHE ET S̀ESNS OTE A VI CASILOS DIRSA HERTI FRATRUS
ATIERSIR POSTI ACNU FARER OPETER P VI AGRE CASILER PIQUIER
MARTIER ET S̀ESNA HOMONUS DUIR PURI FAR EISCURENT OTE A VI
CASILATE DIRSANS HERTI FRATEER ATIERSIUR SEHMENIER DEQURIER
PELMNER SORSER POSTI ACNU UEF XV CABRINER UEF VIIS ET
S̀ESNA OTE A VI
ESEMPIO DI SCRITTURA SU BRONZO. Tavola in bronzo opistografa che fa parte di un gruppo di 7 di piccolo spessore e di misure varie che vanno da un minimo di cm. 28 x 56 (della tavola n. 3) ad un massimo di cm. 39 x 83 (della tavola n. 7). Le sette tavole, rinvenute, per caso, nel 1444 presso il teatro romano di Gubbio ed acquistate dal comune di Gubbio nel 1456, sono, attualmente, esposte all’interno del Palazzo dei Consoli di Gubbio, sono tutte in bronzo e, ad eccezione delle nn. 3 e 4, sono tutte scritte su due facce. Tutte le sette tavole sono state redatte in lingua umbra, ma impiegano sia il sistema grafico a base etrusca che quello a base latina in una divisione convenzionale e non cronologica che vede il punto di svolta nella tavola n. 5, faccia B, su cui è presente sia la scrittura di origine etrusca che quella di origine latina. Sulla base di questa divisione convenzionale, si è soliti indicare con i nn. 1, 2, 3, 4, a cui va aggiunta la faccia A e parte della faccia B della tavola n. 5, le tavole redatte in grafia a base etrusca e con i nn. 6 e 7 (a cui va aggiunta l’ultima parte della faccia B della n. 5) quelle redatte in grafia a base latina. In generale il contenuto delle sette tavole riguarda un complesso rituale che comprende cerimonie con sacrifici ed offerte a varie divinità, nonché norme relative al funzionamento del collegio dei Fratelli Atiedii che sono gli esecutori designati per queste cerimonie.
La tavola qui mostrata è parte della faccia B della tavola n. 5 (righe 8-18) che si presenta redatta in lingua umbra con grafia latina. A livello epigrafico, oltre all’andamento destrorso, che è tipico della lingua umbra in grafia latina in quanto il latino, a differenza dell’etrusco, aveva scelto di adottare l’andamento destrorso, si notano l’uso di separare le parole tramite l'impiego di un unico punto (nella grafia derivata dall'etrusco si usano, invece, i due punti come separatori di parole), l'uso del digrafo RS (r. 8 dirsas; r. 11 dirsans) per esprimere il valore di ř (che, però, in grafia latina, talvolta è scritto anche semplicemente con la sola S o, ma più raramente, con la sola R) e l’uso di ̀S diacriticata per esprimere il valore di ç (righi 13 e 18: ˋsesna) sebbene, a volte, sia anche possibile trovare iscrizioni in grafia latina in cui il diacritico venga omesso e si rappresenti il valore di ç con la semplice S. A livello lessicale si può notare la parola abbreviata uef(ras) che corrisponde al latino lib(ras) e che testimonia bene le differenze fonetiche tra il latino e l’umbro e le peculiarità fonetiche dell’umbro in cui la l > v/u ed in cui l’originaria media aspirata *-bh- dell’indoeuropeo in posizione interna diventa b in latino e f nelle lingue italiche, umbro compreso. Infine, a livello contenutistico, si nota che questa tavola è molto vicina alla tavola n. 7 faccia B in cui sono presenti delle prescrizioni per una cerimonia rituale. Da tale similitudine contenutistica si è anche dedotto che tra i due testi non ci sia stata molta distanza cronologica e che, pertanto, la faccia B in grafia latina sia stata scritta verso l’inizio del I secolo a. C..