Esempi di scrittura
Stele con iscrizione funeraria da Camin (Padova)
Fonte: Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Le riproduzioni dei beni di proprietà dello Stato Italiano sono state realizzate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; è vietata l'ulteriore riproduzione e duplicazione con qualsiasi mezzo
Questa tipologia di monumenti funebri è caratteristica dell’area patavina. La stele, in pietra di Nanto (misure: cm 65 x 48.5 x 8), presenta uno specchio figurato nella parte centrale delimitato da una fascia decorata ‘a dente di lupo’ nella parte bassa e da una iscrizione che prende avvio nella parte superiore e corre, con verso sinistrorso, su due lati, fino a terminare nella parte bassa a sinistra.
La figurazione presenta una scena di commiato in cui un individuo maschile (rappresentato con cappello e bastone) e un individuo femminile (rappresentato con il capo velato) si scambiano un volatile, verosimilmente legato alla simbologia funeraria. La datazione proposta, sulla base del supporto materiale, è relativa al VI secolo a.Cr. L’iscrizione è ben leggibile e presenta un formulario ‘parlante’ in cui è il monumento funebre (ego ekupetaris) che parla in prima persona e che quindi compare al caso nominativo; il nome del defunto compare invece al caso dativo (Puponei Rakoi).
‘Puponei ego Rakoi ekupetaris’
‘Io ekupetaris per Pupone Rako’
Bibliografia essenziale di riferimento: G.B. Pellegrini – A. L. Prosdocimi, La lingua venetica, Istituto di Glottologia dell’Università di Padova – Circolo Linguistico Fiorentino, Padova-Firenze 1967, Pa 1; A. Marinetti, AKEO. I tempi della scrittura. Veneti antichi: alfabeti e documenti, Catalogo della Mostra (Montebelluna, dicembre 2001- maggio 2002), Tipoteca Italiana Fondazione, Cornuda 2002, n. 29, pp. 199-200.
Ciottolone con iscrizione funeraria da Trambacche (Padova)
Fonte: Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Le riproduzioni dei beni di proprietà dello Stato Italiano sono state realizzate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; è vietata l'ulteriore riproduzione e duplicazione con qualsiasi mezzo
Un’altra tipologia di monumenti funebri che caratterizza l’area patavina è quella dei ciottoloni di pietra iscritti. Il ciottolone in porfido levigato (misure: cm 15 x 22 x 18,5) presenta una figurazione nella parte centrale superiore e una iscrizione che corre all’interno di una guida con andamento spiraliforme e verso sinistrorso. Su base paleografica viene proposta una datazione relativa al V-IV secolo a.Cr. L’iscrizione presenta un formulario ‘parlante’, è dunque il monumento funebre che parla in prima persona (ekupetaris ego), mentre il nome del defunto compare al caso dativo (Fugioi Tivalioi Andetioi). Vi è una reduplicazione di tre lettere prima del lessema ekupetaris.
‘Fugioi Tivalioi Andetioi ekupetaris ego’
‘I am the ekupetaris for Fugio Tivalio Andetio’
Bibliografia: G. Fogolari – A. L. Prosdocimi, I Veneti antichi, Editoriale Programma, Padova, 1988, pp. 291 e 376-381; A. Marinetti, AKEO. I tempi della scrittura. Veneti antichi: alfabeti e documenti, Catalogo della Mostra (Montebelluna, dicembre 2001- maggio 2002), Tipoteca Italiana Fondazione, Cornuda 2002, n. 28, pp. 198-199.
'Cippo' con iscrizione funeraria da Este
Fonte: Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Le riproduzioni dei beni di proprietà dello Stato Italiano sono state realizzate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; è vietata l'ulteriore riproduzione e duplicazione con qualsiasi mezzo
Questa tipologia di monumenti funebri è caratteristica dell’area atestina. Il cippo troncopiramidale in trachite euganea (misure: cm 101,5 x 40 x 31) presenta una iscrizione che corre, all’interno di un cartiglio, dal basso verso l’alto con verso sinistrorso. L’iscrizione presenta un formulario ‘parlante’ in cui è il monumento funebre, espresso dal pronome personale di prima persona al caso nominativo (ego), a parlare in prima persona, seguito dal nome del defunto al caso dativo (Voltiomnoi Iuvantioi). La datazione, proposta sulla base del supporto materiale, è riferibile al IV secolo a.Cr.
‘ego Voltiomnoi Iuvantioi’
‘Io per Voltiomnos Iuvantio’
Bibliografia essenziale di riferimento: G.B. Pellegrini – A. L. Prosdocimi, La lingua venetica, Istituto di Glottologia dell’Università di Padova – Circolo Linguistico Fiorentino, Padova-Firenze 1967, Es 4, pp. 58-60.
Coppa con iscrizione votiva da Lozzo Atestino (Este)
Fonte: Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Le riproduzioni dei beni di proprietà dello Stato Italiano sono state realizzate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; è vietata l'ulteriore riproduzione e duplicazione con qualsiasi mezzo
Si tratta di un kantharos in bronzo (misure: cm 6 x 10) che presenta una iscrizione che corre sulla parete esterna con andamento curvilineo e verso sinistrorso. La datazione proposta, sulla base del materiale e del fatto che non compaia nell’iscrizione la puntuazione sillabica (I fase scrittoria), è riferibile al VI secolo a.Cr. L’iscrizione presenta un formulario votivo in cui compaiono gli individui che fungono da agenti nell’azione votiva al caso nominativo (Śikos, Enogenes, Vilkenis), un verbo di dono (donasan), l’oggetto della dedica al caso accusativo (metlon) e i beneficiari del dono per cui si è ipotizzato che si tratti di due divinità al caso duale (Alkomno horvionte).
‘Alkomno metlon Śikos Enogenes Vilkenis horvionte donasan’
‘Śikos Enogenes Vilkenis donarono il metlon agli Alkomno horvionte’
Bibliografia essenziale di riferimento: G. Fogolari – A. L. Prosdocimi, I Veneti antichi, Editoriale Programma, Padova, 1988, pp. 282-284; A. Marinetti, AKEO. I tempi della scrittura. Veneti antichi: alfabeti e documenti, Catalogo della Mostra (Montebelluna, dicembre 2001- maggio 2002), Tipoteca Italiana Fondazione, Cornuda 2002, n. 1, pp. 157-158.
Tavoletta scrittoria con iscrizione votiva da Este
Fonte: Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Le riproduzioni dei beni di proprietà dello Stato Italiano sono state realizzate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; è vietata l'ulteriore riproduzione e duplicazione con qualsiasi mezzo
Si tratta di una riproduzione in bronzo di un prontuario per l’insegnamento/apprendimento della tecnica scrittoria (misure: cm 14,2 x 12,8); nella parte destra è conservata un’ansa che doveva fungere da impugnatura. Sulla superficie della tavoletta oltre alle sezioni dedicate alla lista delle vocali, delle consonanti e dei nessi consonantici trova posto una iscrizione votiva, elemento questo che identifica la natura di ex voto dell’oggetto e che verosimilmente doveva mancare nei prontuari-modello. Nell’iscrizione si identifica il nome del dedicante al caso nominativo (Voltiomnos Iuvants Ariuns), l’oggetto donato espresso con il pronome personale al caso accusativo (mego) secondo il formulario ‘parlante’, il verbo di dono (donasto) e il teonimo, a cui è rivolta l’azione votiva, al caso dativo (Śainatei Reitiai).
‘mego donasto Voltiomnos Iuvants Ariuns Śainatei Reitiai’
‘Voltiomnos Iuvants Ariuns mi donò a Sainati Reitia’
Bibliografia essenziale di riferimento: G.B. Pellegrini – A. L. Prosdocimi, La lingua venetica, Istituto di Glottologia dell’Università di Padova – Circolo Linguistico Fiorentino, Padova-Firenze 1967, Es 25, pp. 109-111.
Stilo scrittorio con iscrizione votiva da Este
Fonte: Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Le riproduzioni dei beni di proprietà dello Stato Italiano sono state realizzate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; è vietata l'ulteriore riproduzione e duplicazione con qualsiasi mezzo
Si tratta di uno stilo scrittorio in bronzo a sezione quadrangolare (misura: cm 19,7) utilizzato come ex voto, su cui è presente una iscrizione votiva che corre con verso sinistrorso lungo le quattro facce del supporto. La formularità presente nell’iscrizione è di tipo ‘parlante’, vi è infatti il pronome personale di prima persona singolare al caso accusativo (mego) che indica l’oggetto donato. Nel testo è inoltre possibile identificare: l’agente della dedica al caso nominativo (Egetora), il verbo di dono (donasto), il teonimo al caso dativo (Śainatei Reitiai Porai) e i beneficiari umani dell’atto votivo ((A)imoi ke louderobos). Nel termine louderobos si è ipotizzato di intravvedere il lessema per ‘figli’.
‘mego donasto Śainatei Reitiai Porai Egetora (A)imoi ke louderobos’
‘Egetora mi donò a Śainati Reitia Pora per Aimo e per i figli’
Bibliografia essenziale di riferimento: G.B. Pellegrini – A. L. Prosdocimi, La lingua venetica, Istituto di Glottologia dell’Università di Padova – Circolo Linguistico Fiorentino, Padova-Firenze 1967, Es 45; A. Marinetti, AKEO. I tempi della scrittura. Veneti antichi: alfabeti e documenti, Catalogo della Mostra (Montebelluna, dicembre 2001- maggio 2002), Tipoteca Italiana Fondazione, Cornuda 2002, n. 6.3, pp. 164-165.