Si presenta la scoperta recentissima di due firme “invisibili” di artista incise prima della cottura su terrecotte etrusche arcaiche, praticamente nascoste in piena vista nella decorazione di edifici sacri. La più antica è stata apposta sulla gamba di una delle figure divine sedute ad assemblea su una lastra a stampo ritrovata nel XVIII secolo nel santuario delle SS. Stimmate a Velletri: l'iscrizione è stata scoperta solo pochi anni fa, nonostante la terracotta, ben conservata, sia stata esposta per tre secoli alla vista di tutti. La seconda firma invece è incisa sopra la figura di un Sileno su una lastra dipinta da Cerveteri, ritrovata nel corso di uno scavo condotto dalla Soprintendenza nel 2018. Anche in questo caso l’iscrizione era sfuggita persino agli occhi dei restauratori, prima di essere finalmente riconosciuta. Con l’occasione si approfondiranno il significato e il funzionamento di queste iscrizioni “invisibili”, con alcuni insospettabili confronti nell’ambito dell’epigrafia greca e con l’aiuto di fonti letterarie, che svelano l’uso inatteso di metodi crittografici e steganografici nell’antichità.
The wooden writing-tablets from the fort of Vindolanda, to the south of Hadrian’s Wall, date to the period between 90 and 130 and and make a unique contribution to our knowledge of writing materials, documentary practices and literacy in the first century AD. The formats of the hundreds of tablets and the writing practices demonstrate the flexibility with which the materials were used for administrative documents and personal letters. The content and the variety of identifiable individual hands, the range of subject-matter and the palaeographical features of the texts afford a unique insight into writing practices and the literate environment across the Roman empire as a whole. These features will be illustrated by a number of individual examples which attest new and in some cases very surprising phenomena.
Tra i testi in grafia cuneiforme ritrovati nella capitale ittita, Hattuša (XVII-XIII sec. a.C.) un ampio numero contiene la descrizione di rituali magici eseguiti per la purificazione di pazienti da diversi tipi di calamità e malattie. I rituali magici si compongono di numerose pratiche che spesso coinvolgono il corpo del paziente che viene trattato, pulito e purificato al fine di ripristinare il suo stato originario di salute. Visto che spesso il paziente è il sovrano, la purificazione del suo corpo si estende simbolicamente al ripristino dell’ordine nel regno da lui controllato. Il punto di partenza di questa presentazione è un rituale di scongiuro antico-ittita per il re Labarna (XVII-XVI sec.?), CTH 412.3, che conserva la purificazione dettagliata delle parti del corpo del sovrano, elencate una per una, attraverso il contatto con le arti del corpo equivalenti di un piccolo animale. Partendo da questo rituale saranno analizzati motivi simili in altri testi al fine di mostrare l’uso e il trattamento simbolico del corpo del sovrano nella magia ittita e la possibile origine di tale pratica in ambito anatolico.
La stesura di un testo (spesso attraverso l’uso di materiali scrittori specifici) era, nel ‘sistema magico’ antico, parte integrante, e centrale, della maggior parte degli incantesimi. I prodotti scritti del rito magico presentano particolarità sia sul piano linguistico, sia su quello della disposizione e della funzione della scrittura, che spesso si assimila ad elementi grafici di altro tipo. Le testimonianze di ambito papirologico conservano sia un numero elevato di questi testi, sia alcuni corposi ricettari magici che forniscono istruzioni su come scriverli. Il seminario proporrà un’analisi delle caratteristiche dell’insieme queste testimonianze, volta a individuare in esse elementi di normatività, idiosincrasie e indizi sulle competenze e le scelte degli scriventi.
La scrittura siriaca è ininterrottamente attestata dal I secolo dell'era cristiana e probabilmente vide la luce, come la lingua che essa esprime, nell'area di Edessa, la moderna Şanlıurfa . In questo incontro ne ripercorreremo la storia, soffermandoci in particolare sui ricchissimi sviluppi dell'ultimo decennio nell'ambito delle risorse elettroniche per lo studio della cultura e della scrittura siriache.
Il progetto LiBER (Linear B Electronic Resources), nato presso l’ISMA-CNR e attualmente curato da Maurizio Del Freo (ISPC-CNR) e Francesco Di Filippo (ISMed-CNR) con la collaborazione di Françoise Rougemont (UMR7041, ArScAn, CNRS), punta a creare un database completo dei testi in lineare B. Il sistema permette di filtrare e combinare i testi sulla base di criteri testuali, archeologici, paleografici e topografici, rappresentando i risultati delle interrogazioni sotto forma di indici di parole, elenchi di testi e mappe dinamiche. Il seminario intende illustrare le principali novità della nuova versione, online da marzo 2021, più alcune funzionalità attualmente in corso di sviluppo.
Ḥimā indica il nome di un villaggio e, per estensione, del suo territorio circostante, situati a circa 100 km a nord-est di Najrān. Si tratta di un’area desertica percorsa da una vasta catena montuosa, che confina con le regioni sedentarie dell’Arabia meridionale e si trova ai margini del vasto deserto arabo che si estende fino alla Mesopotamia e al Levante. Grazie alla sua posizione strategica nelle rotte commerciali transarabiche e alla natura geologica dei massi di arenaria, particolarmente adatti all’incisione, questa zona è incredibilmente ricca di graffiti e disegni rupestri, che si possono stimare in diverse decine di migliaia. Nell’area sono disseminati anche un gran numero di strutture funerarie e archeologiche. L’unicità di questo paesaggio e la sua importanza storica e culturale hanno valso, nel 2021, l’iscrizione del sito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. La Missione archeologica ed epigrafica franco-saudita di Najrān (MAFSN) conduce prospezioni e scavi nella regione di Ḥimā dal 2009, sulla base di un un accordo di cooperazione firmato con la Commissione saudita per il Patrimonio. Ad oggi, circa 15.000 graffiti sono stati scoperti e registrati nel database della missione. Il tema del seminario riguarda in particolare le iscrizioni incise in grafia tamudica (o himaitica), un tipo di scrittura nordarabica utilizzata dalle genti nomadi che circolavano nella regione. Alessia Prioletta presenterà i progressi ottenuti nel deciframento e nella comprensione di questi graffiti, di cui poco o nulla si conosceva fino ad anni recenti.
Le sabbie della Giudea e dell’Egitto hanno restituito fino in tempi recenti alcuni interessanti casi di intersezione fra scritture e lingue nel Mediterraneo romano. Il seminario intende presentare e studiare dati noti e meno noti: dall’origine della glossa ΠΙΠΙ in alcuni manoscritti biblici greci a due esempi rilevanti di confronto e ‘incontro’-‘scontro’ fra testo greco e testo copto nella trasmissione/traduzione del Vangelo di Tommaso (logia 6 e 61).
Nei primi secoli del I millennio d.C. la Mesopotamia centro-settentrionale si trova al centro delle frizioni politiche e militari fra Roma e l'impero arsacide. In ragione di questa situazione, centri come Hatra ed Edessa si trovano in una posizione geografica strategica per entrambe le potenze. Le due città però costituiscono a loro volta un insieme culturalmente omogeneo: dominate da dinastie arabe, che fanno scrivere i propri documenti in aramaico, esse danno luogo a una serie di manifestazioni epigrafiche attraverso le quali è possibile intravvedere la situazione in essere attraverso le lenti della società ad essa contemporanea.
La langue dite gauloise est la langue transmise par des inscriptions que l’on trouve sur le territoire français et ses marges entre la toute fin du IIIe s. aC et le IVe s. pC. Cette documentation constitue des témoignages de première main et vient donner corps et matière aux habitudes et pratiques graphiques de populations connues par ailleurs dans la littérature gréco-latine. Cette rapide communication vise à présenter le corpus des inscriptions gauloises qui fait actuellement l’objet d’une mise à jour en modernisant et enrichissant les éditions précédentes.