Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Venetico

a cura di: Laura Montagnaro


  • Presentazione
  • Le scritture
  • Approfondimenti

La lingua venetica è una lingua indeuropea attestata nel Venetorum angulus (Liv. V, 33, 10) da un corpus di circa 600 iscrizioni (frustuli compresi) databili tra il VI secolo a.Cr., momento in cui viene introdotta la scrittura nel Veneto antico, e il I sec. a.Cr., quando gradualmente la lingua venetica viene sostituita dalla lingua latina. A queste iscrizioni in grafia e lingua venetica vanno aggiunte circa un centinaio di iscrizioni venetico-latine, attribuibili alla fase di transizione tra le due culture, che presentano gradi diversi di interferenza tra le due lingue e tra le due tradizioni scrittorie (II sec. a.Cr. – I sec. d.Cr.).

L’area geografica interessata dai rinvenimenti di iscrizioni in lingua venetica si estende alle attuali regioni del Veneto (centri principali: Este, Padova, Altino, Lagole di Calalzo, Auronzo di Cadore, Oderzo, Treviso, Vicenza) e del Friuli Venezia Giulia (Zuglio, Pozzuolo del Friuli), ma si registrano attestazioni anche nella Valle della Gail (Austria) e ad Idria di Baccia (Slovenia).

La maggior parte dei testi epigrafici presenta una testualità funzionalmente ridotta (testi votivi e funerari) e una natura formulare e ripetitiva:

- un testo votivo può presentare, secondo il caso e secondo un ordine variabile, un pronome personale di I persona singolare al caso accusativo (mego 'me') che funge da oggetto donato ‘parlante’, l’agente nell’azione votiva, la forma verbale e il teonimo della divinità a cui è rivolto il dono.
es. mego Fugia donasto Reitiai
'me Fugia ha donato a Reitia'
(Iscrizione su stilo scrittorio: G.B. Pellegrini – A.L. Prosdocimi, La lingua venetica, Padova 1967; Es 54).
Il formulario votivo può comprendere anche l’indicazione del beneficiario in favore del quale viene offerto il dono alla divinità e le formule circostanziali del tipo op voltio leno, per volterkon vontar, etc. che esprimono la volontarietà dell’azione svolta. 

- un testo funerario può presentare la sola forma onomastica al caso dativo o al caso nominativo; oppure può mostrare un formulario parlante, ove, oltre all’indicazione antroponimica al caso dativo, compare anche un pronome personale di I persona singolare al caso nominativo (ego 'io').
es. ego Voltiomnoi Iuvantioi
'io per Voltiomnos Iuvantio'
(Iscrizione su cippo: G.B. Pellegrini – A.L. Prosdocimi, La lingua venetica, Padova 1967; Es 4).
Il formulario funerario può presentare anche elementi di lessico che si riferiscono al monumento funebre: è questo il caso delle iscrizioni che presentano il termine ekupetaris (anche nelle varianti ekvopetaris, eppetaris, epetaris e in iscrizioni in grafia latina equpetars e ecupetaris). Questo elemento, associato in più ricorrenze al pronome personale di I persona al caso nominativo (ego) è stato interpretato come una forma composta dalla base i.e.*ekwo- ‘cavallo’ e da una forma della radice i.e.*pet- con il valore di ‘signore’; la forma presenta inoltre un morfema derivativo (-ari-) che esprime pertinenza e vicinanza: il lessema ekupetaris sarà dunque interpretabile come ‘qualcosa (verosimilmente il monumento funebre) che ha a che fare con il signore del cavallo’. Allo stato attuale, le conoscenze relative alla struttura sociale del Veneto antico non permettono di definire se questo termine indichi uno status economico o piuttosto una specifica classe sociale a cui, verosimilmente, i defunti dovevano appartenere.  

Anche se la maggior parte dei testi rientra nei tipi votivi o funerari non mancano tuttavia iscrizioni lunghe e complesse che escono dagli schemi ricorsivi e formulari e che quindi mostrano un più alto grado di problematicità nel processo interpretativo.
Se da un lato la maggiore complessità e lunghezza che si registrano in alcuni testi arcaici (VI sec. a.Cr.) possono essere imputate alla non ancora avvenuta cristallizzazione di schemi formulari predefiniti, all’interno del corpus venetico vi sono iscrizioni che presentano una testualità complessa non riconducibile alla funzionalità votiva o funeraria. Un caso emblematico è costituito dalla cosiddetta ‘Tavola atestina’: questo testo, iscritto su una lamina bronzea rinvenuta a Este in forma frammentaria, costituisce la più lunga e la più complessa iscrizione venetica. Lo studio del testo ha permesso di metterne in luce la natura giuridico-amministrativa di convenzione/trattato tra due comunità; si tratta pertanto di un testo che, assieme ad un numero limitato di altre iscrizioni, rientra nella categoria delle iscrizioni pubbliche.

La natura del corpus venetico fa sì che una parte consistente dei dati di lingua desumibile dalla documentazione epigrafica sia di natura onomastica. Questo settore è stato ampiamente indagato ponendo l’attenzione sia in relazione alle forme di lingua (possibilità di recuperare forme di lessico, ma anche aspetti propri della fonetica e della morfologia), sia in relazione all’aspetto istituzionale proprio del sistema di designazione antroponimica (formula onomastica).
I dati onomastici hanno inoltre reso possibile lo studio delle fasi di transizione tra venetico e latino dovute ai processi di romanizzazione, da cui si sono rilevati elementi di continuità e discontinuità in una situazione di interferenza linguistica.



Le scritture

  1. Venetico


Approfondimenti

  1. Bibliografia