- Presentazione
- Le scritture
La lingua caria è attestata tra il VII e il III sec. a.C. in una regione dell’Anatolia meridionale compresa tra la Lidia e la Licia. Si tratta una lingua indoeuropea, appartenente alla stessa famiglia delle lingue anatoliche a cui appartengono l’ittita, il palaico e il luvio nel II millennio a.C., il licio, il lidio , il sidetico e il pisidico nel I millennio a.C. Le relazioni più forti sono con il gruppo delle lingue luvie.
La maggior parte dei documenti, circa 150 graffiti e iscrizioni, è stata ritrovata in Egitto dove erano insediati mercenari cari tra il VII e il IV sec. Sono conservate iscrizioni funerarie e graffiti ritrovati soprattutto a Memphis e Sais ma anche in altre località. La presenza di mercenari cari in Egitto è dovuta al faraone Psammetico I (VII sec. a.C.). Secondo Erodoto si sarebbero insediati nel delta del Nilo nella zona di Bubastis. L’iscrizione più antica è una bilingue incisa su una statuetta della dea Iside ritrovata proprio nel sito di Sais nel delta del Nilo.
Circa 30 iscrizioni provengono dalla Caria e sono databili al IV e III secolo a.C. Particolarmente importanti sono i testi ritrovati a Caunos tra i quali una iscrizione bilingue in greco e cario fondamentale per la decifrazione della lingua.
Non è noto esattamente da quando la popolazione di lingua caria sia presente e documentabile in Anatolia, forse già nel II millennio a.C. Il riferimento nei testi ittiti al paese di Karkisa, nell’Anatolia occidentale, potrebbe essere connesso con l’esistenza di questa popolazione già nel periodo del Bronzo Tardo.
Sebbene le ricerche siano andate avanti nel corso del tempo non si può ancora affermare che il cario sia una lingua completamente decifrata.