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Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Sudpiceno

a cura di: Laura Montagnaro


  • Presentazione
  • Indice dei contenuti
  • Le scritture

Un problema di denominazione


Il termine ‘sudpiceno’ costituisce uno tra i termini impiegati per riferirsi alla lingua e all’alfabeto attestati da ventitré testi epigrafici preromani rinvenuti in un’area compresa tra le attuali regioni delle Marche e dell’Abruzzo, databili tra il VI e il III secolo a.Cr.
La critica moderna si riferisce a queste iscrizioni e alla lingua da esse veicolata utilizzando, a seconda della prospettiva adottata, una nomenclatura differente: A. Morandi adotta la dicitura ‘iscrizioni medio-adriatiche’ (A. Morandi, Le iscrizioni medio-adriatiche, Firenze 1974), A. Marinetti (A. Marinetti, Le iscrizioni sudpicene, Firenze 1985 e nei lavori successivi) impiega ‘iscrizioni sudpicene’ mentre A. La Regina nel trattare questa documentazione opta per la dicitura ‘iscrizioni paleosabelliche’, scelta questa ribadita anche in un lavoro di recente pubblicazione (A. La Regina, Il guerriero di Capestrano e le iscrizioni paleo sabelliche, in Pinna Vestinorum e il popolo dei Vestini, a cura di L. Franchi dell’Orto, Roma 2010). Ognuna di queste etichette, per sua stessa natura, non soddisfa a pieno le esigenze di delineare il complesso quadro sociale ed etnico di cui questo gruppo di iscrizioni è testimonianza. Un riferimento a queste iscrizioni e alla lingua da esse attestata deve di necessità tenere conto della varietà di nomenclature al fine di permettere un agevole accesso alla bibliografia di riferimento.
L’impiego in questa sede di ‘sudpiceno’ è dovuto al fatto che in seguito al lavoro di H. Rix, Sabellische Texte: die Texte des Oskischen, Umbrischen und Südpikenischen, Heidelberg 2002, il termine è generalmente accettato ed impiegato per riferirsi a questo gruppo di iscrizioni.



Indice dei contenuti

Il corpus, la classificazione e le difficoltà interpretative dei testi

Il limitato corpus delle iscrizioni sudpicene, che sono ascrivibili ad un periodo che si colloca tra il VI e il III secolo a.Cr., restituisce una lingua indeuropea che rientra nel gruppo dei dialetti italici e che mostra considerevoli affinità con quello che si configurerà in una fase cronologicamente successiva come umbro.
L’area geografica interessata dai rinvenimenti delle iscrizioni si pone tra le attuali province di Teramo, L’ Aquila, Ascoli Piceno, Fermo e Macerata; inoltre va segnalato il rinvenimento di una iscrizione in grafia e lingua sudpicena presso l’antica Cures, attuale Fara Sabina in provincia di Rieti. A latere vanno considerati i due elmi con iscrizione in grafia sudpicena, ritrovati a Bologna e a Canosa di Puglia (Bari), tali oggetti se attestano il dato di lingua, tuttavia per loro stessa natura non sono significativi per l’arealità.
Nelle stesse aree, a partire dal III secolo a.Cr., all’unità linguistica ed epigrafica sudpicena, si sostituirà la documentazione in alfabeto latino dei dialetti ‘minori’ o ‘sabellici’.
Nonostante l’accertamento del carattere italico della lingua, permangono difficoltà interpretative, in particolare per le iscrizioni più lunghe, sia per la complessità sintattica dei testi sia per l’assenza, nella maggior parte dei casi, di elementi ricorsivi e formulari.
All’interno del corpus sudpiceno solo per alcune iscrizioni, tra le più brevi, è possibile riconoscere con certezza la destinazione e la finalità del testo iscritto, come nel caso dell’iscrizione su pisside rinvenuta a Campovalano per cui si è ipotizzato una finalità di possesso ‘sono di A[]p/nie (nome individuale al genitivo + verbo essere I pers. sing.) oppure per l’iscrizione su stele rinvenuta a Servigliano, in verosimile funzione funeraria dal momento che presenta la sola designazione antroponimica ‘Nounis Petieronio/Pelteronio efidans’ (formula onomastica del defunto a due elementi più un terzo elemento appositivo con valore verosimilmente di etnico).

Iscrizione da Campovalano:
(Lettura A. Marinetti 1985)
a-piesesum

Iscrizione da Servigliano:
(Lettura A. Marinetti 1985)
noúínis ⁝ petie/ronios ⁝ efidans oppure noúínis ⁝ pelte/ronios ⁝ efidans

 

In presenza di iscrizioni più lunghe, peculiarità questa dell’ambito epigrafico sudpiceno, una difficoltà ulteriore che interessa gli eventuali tentativi di classificazione è data dal fatto che le testualità non sembrano potersi ricondurre a formularità ‘standard’; le categorie funerario ~ votivo; pubblico ~ privato, a cui si ricorre tradizionalmente per delineare la natura di un testo in altri ambiti epigrafici dell’Italia antica, non appaiono infatti adeguatamente applicabili.
Un esempio significativo della difficoltà classificatoria sul piano della funzionalità del testo è fornito da una iscrizione rinvenuta a Loro Piceno, la cui funzione è verosimilmente funeraria (verbo qupat), ma ove elementi lessicali quali apaes oppure nir potrebbero suggerire una contestuale natura pubblica per il testo in questione. Per queste iscrizioni, la cui complessità pone alcuni problemi interpretativi, è stata avanzata da A. Marinetti l’ipotesi che possa essere riconosciuta una volontà commemorativo-elogiativa (elogia) che va oltre la funzionalità meramente funeraria.

Iscrizione da Loro Piceno:
(Lettura A. Marinetti 1985)
apaes qupat[⁝ e]sm/ín ⁝ púpúnis ⁝ n/ír ⁝ mefiín ⁝ veia/t  ⁝ vepetí
 


La deissi e l’allitterazione nei testi sudpiceni

Oltre la lunghezza e la complessità testuale, i tentativi di analisi operati sui testi sudpiceni hanno messo in luce alcuni elementi che insistono sulla sintassi e che complicano ulteriormente i processi interpretativi. Il caso più evidente è dato dall’impiego frequente della deissi che richiama il contesto pragmatico della produzione dei testi stessi e le entità coinvolte nell’azione.

Le iscrizioni presentano una organizzazione deittica complessa: l’ego è riferito talvolta al monumento che costituisce il supporto scrittorio, come in un ‘tradizionale’ schema di iscrizione parlante, altre volte si configura invece come l’autore del testo iscritto. Di contro il tu si riferisce talvolta al lettore che si approccia al messaggio iscritto, altre volte si configura come il destinatario dell’iscrizione stessa.
Dal punto di vista formale la rete deittica è ribadita dalla presenza, particolarmente nei testi lunghi, di pronomi relativi che si configurano quali elementi coesivi e connettivi intratestuali. A titolo di esemplificazione in una delle iscrizioni rinvenute a Penna Sant’Andrea è presente un esempio di relativo del tipo ‘tibi cui’ che si riferisce al tu-personaggio a cui viene dedicato il monumento funebre.

Iscrizione da Penna Sant'Andrea:
(Lettura A. Marinetti 1985)
brímeidinais ⁝ epe[                  ]psúq ⁝ qoras ⁝
qdufenúí
]rtúr ⁝ brímeqlúí  ⁝ alí/ntiom ⁝ okreí ⁝ safina[/
]nips ⁝ toúta ⁝ tefeí ⁝ p/osmúi ⁝ praistaínt ⁝ a[

Un ulteriore elemento di peculiarità di questi testi iscritti è la ricerca intenzionale di una ritmicità, ottenuta mediante l’allitterazione dei suoni, ovvero attraverso la ripetizione degli stessi suoni all’inizio di due o più parole. Anche in questo caso è ragionevole pensare che la sintassi e la struttura dei testi in generale risentano di questa volontà ‘artificiale’ con ricadute sulla dislocazione naturale degli elementi all’interno della frase.

Iscrizione da Bellante:
(Lettura A. Marinetti 1985)
postin ⁝ viam ⁝ videtas ⁝ /tetis ⁝ tokam ⁝ alies ⁝ e/smen ⁝ /vepses ⁝ vepelen


Un'interpretazione per 'nuclei di evidenza'

Date le difficoltà che si presentano nel processo ermeneutico, nell’analisi delle iscrizioni più estese si deve di necessità procedere per ‘nuclei di evidenza’, ovvero identificare quei tratti grammaticali e lessicali da considerarsi quali dati acquisiti. Ad oggi sono state individuate con un certo grado di certezza le seguenti forme:
- sostantivo che indicano i monumenti: kora ‘pietra lavorata’, meitimo- / praistakla ‘cippo’, uepet- ‘sepolcro?’;
-  elementi lessicali riscontrabili anche in altre lingue italiche: come nel caso di  pater- / mater-, di ambito istituzionale quali ner- ‘princeps’, toúta ‘comunità’, ‘okre’ ‘arce’; 
- aggettivi: kupri- ‘buono’, mefio- ‘medio’, safino- ‘sabino’;
- elementi deittici;
- forme verbali relative al ‘dare’ kduíú, al ‘fare’ opsút, allo ‘stare’ (del monumento posto) adsta-,  praista-. 




Le scritture

  1. Sudpiceno