- Presentazione
- Le scritture
La lingua etrusca è attestata in Italia in base alle iscrizioni a partire dall’VIII e fino al I secolo a.C., data dopo la quale sembra essere stata completamente soppiantata dal latino, anche nei centri della Toscana settentrionale, che avevano mantenuto più a lungo la propria parlata nazionale.
Nelle fasi più antiche le comunità che parlavano etrusco appaiono già distribuite in tutte le regioni di quella che sarà l’Etruria storica, con le appendici della Campania a Sud (in due nuclei raccolti attorno a Capua e a Pontecagnano) e della pianura Padana a Nord (tra Bologna in Emilia e Verucchio sull’Adriatico).
Nonostante la loro relativa abbondanza, le iscrizioni etrusche consistono principalmente di indicazioni onomastiche e di formulari ripetitivi, che rendono difficile ricavare dati sul linguaggio, anche se alcuni testi molto lunghi permettono di approfondire gli studi a riguardo.
Una rapida carrellata delle principali acquisizioni permette di avere un’idea delle somiglianze e delle differenze con le lingue classiche.
Rispetto al latino ed alle principali lingue indoeuropee, la fonologia di base dell’etrusco si distingue per l’assenza delle occlusive sonore (/b/, /d/, /g/) e di una vocale velare (/o/) e per la presenza di due diverse sibilanti, rispettivamente pronunciate come la /s/ di “seme” e la /sc/ di “scena”; come in greco, inoltre, sono distinte anche le occlusive aspirate (/ph/, /th/, /kh/). Non mancano però segni di pronunce locali o dialettali e di un’evoluzione interna alla lingua.
Per quanto si può ricostruire, le caratteristiche della lingua prevedono una flessione nominale in quattro casi: retto (nominativo e accusativo), genitivo, pertinentivo (ovvero dativo), ablativo, cui si aggiunge il locativo, spesso associato a suffissi di luogo.
- p.es. larth, nome personale, gen. larthal, pert. larthale, abl. larthals
Particolarmente articolata è la distribuzione dei pronomi-aggettivi dimostrativi, di cui si conoscono le diverse forme ica, ita (recenti ca, ta) e forse anche ena, ma anche le forme enclitiche -ca, -ta, -Å›a, e forse anche -sa. E peculiare è anche la flessione, che rispetto a quella nominale distingue tra nominativo ed accusativo:
- p.es. rec. ca, “questo”, acc. cn, gen. cla, pert. cle, abl. cls, loc. cei
Il verbo ha invece una morfologia semplificata, che non sembra segnare la persona, ma si articola in modo a volte complesso con una serie di suffissazioni non sempre di chiara comprensione. Le forme meglio documentate sono il presente (ingiuntivo) in -e o in caso zero ed il passato (preterito) in -ce, forma attiva, o in -khe, forma passiva:
- p.es. ale, “io do, egli da, noi diamo”; alice (rec. alce), “diedi, diede, demmo”; alikhe, “fu dato”
Vanno ricordate infine le forme aggettivali in -na e -ra, che sono state utilizzate nell’onomastica anche per la formazione dei gentilizi da originari aggettivi patronimici:
- p.es. laricena < larice-na, “figlio/discendente di Larice”
(per un approfondimento, si veda H. Rix, Lingua e scrittura, in M. Cristofani (a cura di), Etruschi. Una nuova immagine, Firenze, Giunti, 2000, pp. 210-238).
Dal punto di vista della parentela linguistica, l’isolamento dell’etrusco (nel cui lessico si contano però diversi prestiti dal greco, dal latino e dalle lingue italiche) è attenuato dalla prossimità della lingua dei Reti nell’Italia settentrionale e dalle poche attestazioni dell’idioma pre-greco dell’isola di Lemnos nell’Egeo settentrionale.
A proposito di quest’ultimo, va ricordata l’ipotesi avanzata da C. de Simone, che si tratti di un relitto di lingua propriamente etrusca, portato lì dall’Italia in seguito all’insediamento oltremare di navigatori etruschi (i famosi pirati Tirreni dell’Egeo ricordati dalle fonti), la cui parlata sarebbe sopravvissuta fino al V secolo a.C., quando fu soppiantata dal greco ateniese.
Altri studiosi (p.es. H. Rix) pensano invece che la lingua di Lemnos documenti un sostrato pre-ellenico, apparentato con l’etrusco, fatto che potrebbe fornire in parte una giustificazione alle teorie antiche di una provenienza degli Etruschi dalla Lidia (nella moderna penisola anatolica).