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(II millennio a.C.-IV secolo d.C.)
Lingua dell'impero kushita dal II millennio a.C. fino al IV secolo d.C., comunemente chiamata meroitico dal nome di una delle città reali, Meroe, situata fra la Quarta e la Quinta cateratta del Nilo. Solo a partire dal III secolo a.C. la lingua viene scritta in caratteri corsivi e, poco dopo, in caratteri geroglifici; entrambi I sistenmi di scrittura sono parzialmente derivati dai geroglifici e dal demotico egiziani.
Benché le scritture siano state decifrate all’inizio del XX secolo, grazie agli sforzi di Francis Llewellyn Griffith, buona parte dei testi in questa lingua rimane largamente incomprensibile.
Dibattito linguistico
Sebbene Griffith ritenesse a ragione che il meroitico non avesse alcun legame di filiazione con le lingue della Nubia contemporanea, negli anni successive il dibattito si concentrò (e in parte continua ancora) sulla sua classificazione linguistica: il filologo austriaco Ernst Zyhlarz (1890-1964) riteneva fosse una lingua afro-asiatica, come l’egiziano antico, mentre il tedesco Fritz Hintze (1915-1993) sosteneva si trattasse di una lingua a sé, come l’etrusco e il basco. È solo con il nuovo millennio che considerevoli passi avanti sono stati compiuti ad opera del filologo francese Claude Rilly, il quale ha dimostrato con una serie di studi comparativi in Eritrea e Sudan che il meroitico era una lingua nilo-sahariana, appartenente al Gruppo delle lingue sudaniche orientali nord, parte della famiglia delle lingue sudaniche orientali assieme al nubiano e al nara. Altri studiosi, tuttavia, fra cui niente meno che Edouard Lipinski, restano dell’idea che il meroitico fosse una lingua afro-asiatica.
La lingua
Il meroitico era una lingua agglutinante, come il turco, il sumerico e l’ungherese, in cui suffissi invariabili si aggiungevano a catena ad una parola; nel caso del meroitico si assiste a diversi fenomeni di assimilazione, rendendo difficile distinguere i vari suffissi. Il soggetto di una frase è sempre posto all’inzio, seguito da articolo o aggettivo; il verbo chiude. Non vi sono preposizioni, ma postposizioni, con rarissimi prefissi.