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Secondo la classificazione tradizionale, l'ebraico è una lingua semitica, e appartiene, più precisamente, al gruppo nord-occidentale, insieme, ad esempio, a fenicio, moabitico, ammonitico, edomitico. Di fatto, sotto queste etichette convenzionali, si cela il panorama, frazionato e al tempo stesso sostanzialmente omogeneo, della lingua cananaica, di cui l'ebraico è una varietà locale, nello specifico, le varianti dialettali parlate nei territori dei regni d'Israele e Giuda a partire, con ogni probabilità, dal XII-XI sec.a.C.
Le prime attestazioni epigrafiche sicure risalgono alla Galilea e alla Samaria del IX o della prima metà dell' VIII sec. a.C., mentre dei testi letterari più antichi, più tardi confluiti nelle Scritture ebraiche, ovvero Cantico di Debora (Gdc 5, 1-30), Cantico di Mosè (Dt 32, 1-43), profezie di Amos e Osea, il primo risale al X-IX sec.a.C., gli altri, di nuovo, all' VIII. Il crollo, prima, del regno d'Israele nel 722 a.C. e poi del regno di Giuda nel 586 a.C. portò alla rapida scomparsa dell'ebraico come lingua epigrafica e parlata a favore dell'aramaico, diffusosi già sull'onda delle conquiste assire.
Solo la classe colta in esilio a Babilonia continuò ad usare l'ebraico come lingua scritta per la produzione della propria letteratura religiosa. La letteratura rimase, insieme alla liturgia, l'unico ambito di un suo uso effettivo, ma, col tempo, si affermarono anche aramaico e greco. Tentativi di ridare all'ebraico dignità di lingua parlata si segnalano già al tempo della rivolta maccabaica e della successiva monarchia asmonaica (II-I sec.a.C.), e, più tardi, nella cornice della rivolta di Bar-Kochba (132-135 d.C.), di cui sono conservate lettere in ebraico, aramaico e greco. Tuttavia fu solo nel 1948, con la creazione dello Stato di Israele e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, che frutterà definitivamente la ripresa di inizio XX secolo del programma di far rivivere una lingua rimasta confinata, dalla tarda antichità fino ad allora, alle discussioni rabbiniche (II sec.a.C-II sec.d.C.: ebraico cosiddetto mishnico) e all'abilità di pochi scribi, prima, ad una produzione letteraria estremamente variegata, poi.