- Presentazione
- Le scritture
Con il termine “eteocipriota” si indica la lingua attestata in alcune iscrizioni rinvenute a Cipro, datate fra il VII e il IV sec. a.C., e redatte nella locale scrittura sillabica.
“Eteocipriota” significa letteralmente (dal greco) “cipriota autentico (eteós)”, e costituisce un calco dell’omerico Eteokrêtes (Odissea 19.176, da cui anche la denominazione della lingua eteo-cretese), con cui sono indicati nel poema gli abitanti autoctoni dell’isola di Creta; il termine “eteocipriota” suggerisce dunque che la lingua di cui si parla, distinta dal dialetto greco attestato nell’isola fin dall’XI sec. a.C. (redatto inizialmente nel locale sillabario, successivamente in scrittura alfabetica), costituisca la lingua originaria parlata dagli abitanti autoctoni di Cipro, a seguito dell’ellenizzazione dell’isola, in alcune enclaves quali la città di Amatunte, che ha restituito la quasi totalità del corpus eteocipriota finora noto. Il termine “eteocipriota”, coniato nel 1932 da J. Friedrich (Kleinasiatische Sprachdenkmäler, Berlin, p. 49) e considerato da O. Masson “une heureuse suggestion” (Les inscriptions chypriotes syllabiques, Paris 1983 [2a ed.], p. 85) è tuttavia vivamente criticato da esperti, che gli preferiscono un più neutro “amatusio” (en. Amathusian, fr. amathousien), con l’accento sulla provenienza della maggior parte delle iscrizioni note dalla città di Amatunte, o si limitano a una presa di distanza dal termine attraverso l’uso delle virgolette.
Pienamente leggibili – come si è detto, le iscrizioni eteocipriote sono redatte nel locale sillabario, impiegato anche per la scrittura del greco nell’isola – i testi eteociprioti sono tuttora indecifrati, nonostante l’esistenza di tre bilingui-digrafe (in eteocipriota redatto in scrittura sillabica, e in greco alfabetico), oltre che di un’altra ventina circa di iscrizioni note per il complesso dell’isola. L’insieme del corpus è certamente troppo limitato perché delle interpretazioni sicure possano essere proposte; fra i tentativi più recenti si segnala quello di Thierry Petit, che ha argomentato l’appartenenza dell’eteocipriota al gruppo delle lingue hurro-urartee, e ha redatto un corpus di testi “amatusii” che annovera ventidue iscrizioni (l’articolo di Thierry Petit, pubblicato su Archiv für Orientforschung 44-45 [1997-1998], p. 244-271, è disponibile online: https://halshs.archives-ouvertes.fr/halshs-00001481).
Strettamente connesso alla questione della lingua eteocipriota è il problema dell’esistenza a Cipro, in età storica, di un gruppo di parlanti questa lingua, e di conseguenza della loro origine e del loro rapporto con la storia dell’isola: si tratterebbe di popolazioni autoctone o no? Saremmo di fronte ad un fenomeno caratteristico di Amatunte, o generalizzabile a tutta l’isola? Il fatto che la stragrande maggioranza delle iscrizioni note, e in particolare i documenti ufficiali della città di Amatunte redatti in questa lingua, sia di IV sec. a.C., autorizza a supporre che si tratti di un fenomeno linguistico tardivo e non di una sopravvivenza di età precedenti? La polemica, non ancora sopita, si è cristallizzata intorno al provocatorio articolo di Michael Given, “Inventing the Eteocypriots: Imperialist Archaeology and the Manipulation of Ethnic Identity” (Journal of Mediterranean Archaeology 11 [1998], p. 3-29: https://doi.org/10.1558/jmea.v11i1.3), in risposta al quale v. Thierry Petit, “Eteocypriot Myth and Amathusian Reality”, Journal of Mediterranean Archaeology 12 (1999), p. 108-120: https://doi.org/10.1558/jmea.v12i1.108 (online: https://halshs.archives-ouvertes.fr/halshs-00001435/) e Markus Egetmeyer, “The Recent Debate on Eteocypriot People and Language”, Pasiphae 3 (2009), p. 69-90.