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Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Iberico

a cura di: Coline Ruiz Darasse


  • Presentazione
  • Le scritture

I differenti sistemi grafici presenti nella penisola iberica sono serviti ad esprimere lingue presumibilmente diverse. La maggior parte è fino ad oggi non decifrata:

- la lingua detta « tartessia », presente nelle iscrizioni del Sud-Ovest, non è stata decifrata.

- la scrittura meridionale, la scrittura greco-iberica e la levantina sembrano esprimere una lingua simile, detta lingua iberica. Javier de Hoz ha sviluppato nei suoi lavori l’ipotesi che la lingua iberica fosse utilizzata come lingua veicolare. La situatione multiculturale della vasta zona d’uso di queste scritture paleo-ispaniche, in particolare la variante levantina, lascia in effetti supporre che la lingua iberica è servita come lingua franca fra diverse popolazioni.

 

Tipologia

La lingua iberica (e i suoi ipotetici dialetti) è una lingua non indoeuropea.

La nostra conoscenza attuale della lingua propriamente detta è quasi esclusivamente descrittiva. A livello strutturale, la lingua iberica non è una lingua flessiva ma piuttosto una lingua di tipo agglutinante e a struttura SOV. Si ignora se è di carattere nominativo, accusativo o ergativo.

 

Fonetica

Il carattere semi-sillabico del sistema grafico iberico implica che tutti i segni consonantici devono essere seguiti da una vocale. La sequenza muta cum liquida non si può realizzare. Di conseguenza, non è possibile trovare una consonante finale assoluta. Il greco-iberico, che è l’alfabeto ionico utilizzato in qualche raro sito della costa levantina per notare la lingua iberica, attesta l’esistenza di finali consonantiche.

Esistono due tipi di sibilanti espresse alternativamente da un segno simile al sigma greco e un altro simile al san fenicio.

I fonemi /y/ e /w/ sono rari o inesistenti all’inizio di una sillaba.

Non esiste alcuna forma identificata di aspirazione.

Esistono due tipi di vibranti, espresse in trascrizione da un segno diacritico (o talvolta in maiuscolo). L'una corrisponde a una losanga semplice (o a volte una semi-losanga), l'altra a una losanga con un’asta discendente. L'esistenza di queste due varianti ha incoraggiato i filologi a vedervi due punti di articolazione diversi. Le vibranti non appaiono mai ad inizio parola.

Di recente, uno studio ha dimostrato l’esistenza di un sistema duplice nella scrittura levantina che permette di restituire la differenza di articolazione fra sorde e sonore. Anche il greco-iberico esprime questa differenza.

Morfologia

La lingua funziona tramite suffissi combinati. Quelli conosciuti meglio sono:

- un suffisso di appartenenza : -Mi ;

- un suffisso di provenienza: -sken o a volte -en ;

- una variabile di numero : -ar/-en ;

- un suffisso d'agente : -te.

Questi suffissi si combinano tra loro secondo un ordine prefissato (per esempio -ar-en-Mi).

Ci devono essere stati altri suffissi (come il probabile -ke) ma la mancanza di conoscenza della semantica permetterebbe facilmente di moltiplicare le unità di suffissazione suddividendo tutti i sintagmi che si hanno a disposizione.

 

Morfologia verbale

Per quanto riguarda la morfologia verbale, le unità che possono essere precisati sono molto rari:

- la formula aretake (e la sua variante aretaki con diverse interpunzioni distinte) sembra corrispondere, sulla iscrizione bilingue di Taragona (C.18.6), alla formula latina hic situs est.

- il "verbo", o meglio l’elemento verbale ekiar. Si trova spesso su oggetti di valore artistico o artigianale, e molto spesso costituisce una crasi con il suffisso -te posposto.

- biterok che si trova su placche di piombo e può significare "dare, ricevere, richiedere".

 

Lessico

Tutti gli studi hanno portato a stabilire una lista di termini dei quali si può supporre il valore semantico in modo molto probabile.

- ili/iltur/ars che hanno tutti e tre il significato di "città";

- l'elemento seltar (e la sua variante siltar) che appaiono solo su stele di pietra e che designano la tomba o forse la stele stessa;

- termini come eban(en)/teban(en) che sono stati proposti come equivalenti, al maschile (eban) e al femminile con prefisso di genere (teban) di "figlio" e "figlia".

 

Per una trattazione sintetica relativa al lessico, si può consultare la tesi di Noemi Moncunill, 2007.

 

Sintassi

Il campo della sintassi presenta molte difficoltà. La giustapposizione di elementi in un ordine "determinante-determinato" potrebbe esprimere il possessivo : per es. kalun seltar (E.10.1) : "la tomba di Kalun".



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