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Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Latino

a cura di: Filippo Battistoni (revisione a cura di Mirko Donninelli)


  • Presentazione
  • Le scritture

Il latino è una lingua indoeuropea parlata dalle popolazioni originariamente stanziate nel Latium vetus (tra i fiumi Tevere e Liri). All’interno del panorama indoeuropeo il latino mostra affinità particolari con altre lingue occidentali, soprattutto con quelle celtiche (l’ipotesi di un’unità italo-celtica è tuttavia attualmente abbandonata). Un rapporto strettissimo si ha con le altre lingue indoeuropee dell’Italia antica centro-meridionale, come l’umbro, i dialetti sabellici e l’osco. Si discute se la somiglianza tra il latino e le lingue italiche sia dovuta ad un antenato preistorico condiviso (italico comune) o alle fortissime dinamiche di contatto nelle sedi storiche: in generale la situazione linguistica del Lazio arcaico non consente distinzioni troppo nette. Tra le altre lingue della penisola, il greco e l’etrusco ebbero un ruolo importante nell’evoluzione del latino.

Le prime attestazioni linguistiche del latino si hanno in forma epigrafica dal VII-VI secolo a. C. (tra le più celebri: il vaso di Dueno e il cippo del Foro): la lingua di queste brevi iscrizioni, come quella delle più antiche formule religiose conservate per tradizione indiretta (carmen Saliare), differisce sensibilmente dal latino arcaico e classico e mostra una situazione di grande fluidità tra elementi latini e non latini. Il punto di snodo si ha attorno al V secolo a. C., quando nel quadro di un più ampio mutamento socio-politico si innescarono anche vari processi morfologici e fonologici (in primo luogo la cosiddetta “apofonia latina” e il rotacismo) che resero la lingua di fatto simile a come oggi ci è nota. Le prime testimonianze letterarie latine risalgono alla metà del III secolo a. C., quando inizia il processo di regolarizzazione e costituzione di una lingua letteraria sia per la prosa sia per la poesia.

Intanto, grazie alle progressive conquiste, la lingua latina si diffonde su scala mediterranea. Roma non adottò mai una politica linguistica precisa nei confronti delle popolazioni sottomesse, che potevano continuare ad usare le loro lingue. Tuttavia in Italia e nelle province occidentali le lingue locali vennero progressivamente sostituite dal latino, che presentava i vantaggi comunicativi della lingua franca e aveva un prestigio sociale maggiore. Questo non avvenne in Oriente, dove la forte preminenza del greco limitò l’uso del latino all’amministrazione e al diritto. In generale, però, il latino non fu mai una lingua policentrica come il greco e la sua differenziazione geografica è difficile da studiare perché limitata alla rara documentazione sub-standard dalle province.

Il latino classico che ancora oggi si studia nelle scuole si costituì nel I secolo a. C., al culmine di un processo di standardizzazione morfologica e purismo lessicale guidato da personaggi quali Cesare e Cicerone: il latino venne livellato sull’uso dell’aristocrazia colta urbana, con la cancellazione di elementi rustici e dialettali, volgari e stranieri. Nella lingua letteraria e ufficiale questa canonizzazione rimarrà inalterata fino ai giorni nostri, ma non si impose mai nel parlato delle classi sociali inferiori, urbane e soprattutto provinciali, a contatto diretto con altre lingue (in primo luogo col greco): il latino di questi contesti, definito “latino volgare”, mostra caratteristiche fonetiche, morfologiche, sintattiche e lessicali proprie rispetto al latino classico.

In questa situazione di diglossia, la novità più importante fu il contributo del cristianesimo: il latino della nuova religione, nato in un contesto basso in stretta connessione con parlanti greci e semitici, si diffonde progressivamente in tutto l’Impero e si innesta nella lingua letteraria e ufficiale. A partire dal IV secolo d. C. il latino cristiano è ormai una componente centrale della lingua latina tardo-antica.

La continuità della lingua latina non si spezza con la caduta dell’Impero. Durante il Medioevo e in età moderna il latino formalizzato rimane la lingua della religione, della Chiesa e della liturgia, dell’espressione letteraria e scientifica, dell’amministrazione e del diritto. Il latino medievale e moderno si caratterizza per un rapporto vivace tra tendenza all’innovazione linguistica e aderenza ai modelli canonizzati e perpetuati dalla scuola (ad esempio con la riforma carolingia e l’umanesimo). Dai latini volgari, diversificati su base geografica, nascono invece le lingue neo-latine dell’Europa romanza.



Le scritture

  1. Latino