Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Lemnio

a cura di: Daniele F. Maras


  • Presentazione
  • Le scritture

La lingua parlata sull’isola di Lemnos, nel nord del Mare Egeo, è nota solo da un ristretto gruppo di iscrizioni, databili nel corso del VI secolo a.C., i cui luoghi di ritrovamento si concentrano nei centri di Efestia e di Kaminia, dove sono state rinvenuti i due testi principali.

La maggior parte dei documenti sono graffiti frammentari, spesso composti da una sola parola e non facilmente inquadrati in ambito lessicale o onomastico.

Maggiore possibilità di comprensione vengono invece dai testi maggiori.

La stele di Kaminia, nota dal 1884, sulla quale si sono cimentate intere generazioni di studiosi, riporta due lunghi testi, scolpiti sulla faccia anteriore (attorno alla raffigurazione di un guerriero) e su una delle facce laterali più strette. Il carattere funerario della stele è confermato almeno da una parte del contenuto del testo A, mentre il testo B, probabilmente scritto da altra mano, sembra avere una diversa natura.

La base di Efestia è stata invece ritrovata in tempi molto recenti nel santuario arcaico della città (Kabirion), posto in corrispondenza del teatro, e resa nota solo nel 2009: il breve testo su due righe registra la dedica votiva di una statuetta, oggi perduta, posta sopra il pilastrino che fa da supporto all’iscrizione.

 

Dal punto di vista lessicale, è indubbia la corrispondenza con l’etrusco di alcuni termini presenti nell’iscrizione, che possono essere pertanto facilmente tradotti:

 

A Caminia:

naφoθ[s?] ~ etr. nefts = “nipote” (qui forse più genericamente “discendente”)

śialχveis ~ etr. sealχvis = “40”

avis ~ etr. avils = “anno” (al genitivo)

sivai ~ etr. zivas = “vivo”

-m ~ etr. -m = “e, ma” (congiunzione enclitica)

 

Ad Efestia:

heloke ~ etr. helu = “eretto, innalzato (?)” (ipotesi de Simone)

 

Le forme onomastiche contenute nei testi possono mostrare un’origine greca (o quantomeno egea), come dimostra il parallelo tra Holaies/Holaiesi e ‘Υλαíος, ma non manca la possibilità di un confronto con l’etrusco, come nel caso di Aker, simile all’etrusco Θuker (e si veda la trascrizione di greco -io in lemnio -ie osservata in holaie-).

 

Ancora più impressionanti sono le concordanze morfologiche con l’etrusco, come le desinenze dei casi:

-Ø = caso retto (lemn. aker, soromś, aslaś ~ etr. larθ, laris, avileθuker)

-s = genitivo I (lemn. holaies ~ etr. aviles, θukers)

-l­ = genitivo II (lemn. vanalasial ~ etr. larθal, larisal)

-si = pertinentivo I (lemn. holaiesi, hktaonosi ~ etr. avilesi)

-le = pertinentivo II (lemn. φokiasale ~ etr. larisale)

-i = locativo (lemn. seronai ~ etr. mataliai)

 

ovvero per le forme verbali

 

-ce/-ke = perfetto attivo (lemn. heloke ~ etr. turuce)

 

Per finire, il testo B della stele di Lemnos si apre con una formula di datazione magistratuale: holaiesi φokiasiale seronaiθ, perfettamente corrispondente alle analoghe forme etrusche, come zilci velusi hulχniesi, “durante la magistratura di …”.

 

Non mancano però le differenze, soprattutto lessicali, che fanno del Lemnio un idioma differente rispetto all’etrusco contemporaneo: la scarsezza dei documenti rende difficile valutare l’impatto quantitativo e qualitativo di tali differenze. Ma in alcuni casi esse sembrano particolarmente significative, come nel caso dell’importante parola novaisna, che compare isolata in alcuni graffiti vascolari in alternanza con il greco ‘Ιερóν, confermando il significato di “sacro”, privo di confronti in etrusco (che conosce invece con lo stesso valore cver, tinscvil, alpan e ais-).

 

Ad ogni modo, in base alle coincidenze descritte si può dire che la morfologia e parte del lessico della lingua lemnia, oltre che alcuni elementi di sintassi, per quanto documentata da pochi testi, siano indiscutibilmente identici all’etrusco, da cui il lemnio si differenzia solo per poche caratteristiche.

Per questo motivo, quindi, il Lemnio, assieme al Retico, si configura come il parente più stretto della lingua etrusca nel Mediterraneo antico: i tre linguaggi antichi sono stati oggi raggruppati nella classificazione in un unico gruppo linguistico definito ‘Tirsenico’.

 

Della stretta parentela tra etrusco e lemnio erano in realtà coscienti anche gli autori greci, che a partire da Ellanico di Lesbo (V sec. a.C.) hanno qualificato con il nome di Tirreni gli abitanti delle isole egee di Lemnos, Imbros e Sciros, da altri assimilati ai Pelasgi, dei quali pure si raccontava la parentela con gli Etruschi.

Una recente tradizione di studi ha pertanto messo assieme le notizie storiche e l’evidenza linguistica per ipotizzare che al popolamento pelasgo dell’isola di Lemnos si sia sovraposto uno stanziamento di commercianti/pirati tirreni, che avrebbero lasciato traccia di sé nella lingua. In un primo tempo, per l'arrivo dei navigatori tirreni era stata proposta una cronologia bassa nel VI secolo a.C. (M. Gras, 1976); ma contro questa ipotesi si è rilevato che le caratteristiche linguistiche del Lemnio si confrontano con fasi più antiche della lingua etrusca (vedi p.es. L. Agostiniani, 1986). Per questo motivo C. de Simone ha sostenuto a più riprese che l’arrivo di navigatori etruschi sull’isola dev’essere anticipato al VII secolo a.C. e anche M. Gras è tornato sull'argomento con maggiore approfondimento, proponendo una cronologia già nell'VIII secolo a.C. (M. Gras, 1985).

Altri studiosi propendono invece per una comune origine dal sostrato pre-greco (H. Rix), eventualmente dando credito alle ipotesi di un movimento umano dall’area egea e micrasiatica verso l’Italia. Ma non può essere esclusa del tutto la possibilità che siano da tenere in considerazione altre lingue, oggi interamente perdute, che potessero funzionare da ponte tra il gruppo etrusco-retico e l’area egea settentrionale, attraverso la regione adriatica e balcanica.

 



Le scritture

  1. Lemnio