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Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Nordarabico antico

a cura di: Alessia Prioletta


  • Presentazione
  • Le scritture
  • Approfondimenti

Alle numerose scritture che si sono sviluppate in Arabia del nord, attestate in migliaia di graffiti ed iscrizioni datati all’incirca tra la metà del I millennio a. C. e il III s. d. C., corrispondono altrettante lingue diverse: taymanitico, dadanitico, tamudico, ḥismaico e safaitico.
In passato, si riteneva che le lingue espresse dagli alfabeti nordarabici rappresentassero lo stadio più arcaico dell’arabo (Knauf 2010 con la bibliografia precedente). Quest’opinione è stata però messa in discussione da molti studiosi, che hanno invece suggerito che esse rappresentino una famiglia indipendente, chiamata “nordarabico antico” (Beeston 1981; Müller 1982; Macdonald 2000, 2004; Hayajneh 2011). Questa idea si basa soprattutto sulla forma dell’articolo determinativo: h- in nordarabico antico e ʾl in arabo (Macdonald 2000). Entrambe queste posizioni sono state di recente messe in discussione da Al-Jallad (2015, in stampa), secondo il quale le scritture ANA rappresentano un gruppo linguistico eterogeneo e non un sottogruppo coerente. Egli suggerisce che l’hismaico e il safaitico dovrebbero essere considerati due tipi di arabo antico, mentre il dadanitico rappresenta una categoria separata. Koostra (2016) ha inoltre dimostrato che il taymanitico non ha nessun legame particolare con le altre lingue espresse dalle scritture nordarabiche, e che invece esibisce isoglosse che lo collegano piuttosto al semitico di nord-ovest.

Nel nordarabico antico è inserito anche l’hasaitico, testimoniato da qualche decina d’iscrizioni funerarie provenienti dall’Arabia nord-orientale scritte in grafia sudarabica formale, ma i dati linguistici non sono sufficienti a confermare tale ipotesi.

La natura dei testi (per lo più corti e ripetitivi) e del sistema scrittorio fanno sì che l’evidenza linguistica ricavabile dalla documentazione sia limitata o di difficile interpretazione. Di seguito sono descritte alcune delle principali caratteristiche delle singole lingue.

Il taymanitico presenta il passaggio w > y in posizione iniziale, tipico del semitico del nord-ovest, e altri cambiamenti fonetici come la confusione dei fonemi /z/ e /ḏ/, /s³/ e /ṯ,/ /ṣ/ e /ẓ/ (Koostra 2016).

Il dadanitico esibisce alcune forme che sono andate perdute in arabo: l’uso anaforico del pronome di III persona hʾ; la desinenza nominale del femminile singolare -ah; il prefisso del tema verbale causativo h- (arabo ʾ-). L’articolo si presenta in varie forme: h(n) e ʾl.

Poco si può dire delle diverse varietà del tamudico. Il tamudico B esibisce il suffisso -t nella I persona della coniugazione a suffissi (come in arabo, vs. sudarabico -k); assimilazione della n alla consonante che segue (ʾṯt < ʾnṯt “donna”; ʾt < ʾnt “tu”). Il thamudico C e D hanno i dimostrativi zn (< ḏn) e zt (< ḏt), che mostranoil cambiamento fonetico /ḏ/ > /z/, come in taymanitico (Al-Jallad 2018).


Il safaitico è la lingua meglio documentata e esibisce molte caratteristiche tipiche dell’arabo. Una delle caratteristiche che lo distingue dall’arabo classico è la variazione che esibisce nella forma dell’articolo determinativo. Nella maggior parte dei casi, esso è h, ma le forme ʾ e ʾl sono anche attestate, mentre alcune iscrizioni ne sono del tutto prive. Questa variazione ricorre anche nei dialetti arabi, che esibiscono l’articolo al, ma anche am, an e a.

Bisogna sottolineare che il tipo di affiliazione esistente tra le varie lingue raggruppate sotto l’etichetta di nordarabico antico attende ancora di essere definita con precisione. Di recente, si è affermata la necessità che la parentela di queste lingue sia dimostrata attraverso innovazioni condivise (Al-Jallad 2015; 2018) e non in base alla loro opposizione all’arabo. Un tale approccio ha evidenziato come il gruppo sia formato da diverse rami indipendenti, che si trovano a livelli diversi rispetto al semitico centrale.



Le scritture

  1. Nordarabico antico


Approfondimenti

  1. Bibliografia