Mnamon

Antiche scritture del Mediterraneo

Guida critica alle risorse elettroniche

Celtico, celtiberico

- II - I sec. a.C.


Esempi di scrittura



Bronzo di Botorrita III (MLH K.1.3, BDH Z.09.03)

Bronzo di Botorrita III (MLH K.1.3, BDH Z.09.03)

Rinvenuta nel 1992, questa imponente placca di bronzo (52 x 73 cm) proviene, come pure altre due placche di bronzo molto celebri per l’epigrafia celtiberica,  dal sito di Cabezo de las Minas a Botorrita (Saragozza).

Dopo una breve frase (?), essa presenta in modo molto accurato una lista di circa 250 nomi distribuiti su 4 colonne. La placca è completa, iscritta solamente su una faccia.

Contrariamente agli altri due bronzi di Botorrita (che rientrano nell’ambito giuridico) e anche se la prima linea del testo è ancora difficilmente comprensibile, si potrebbe trattare, secondo P.-Y. Lambert di una lista di persone che hanno preso parte a una lustrazione o ad una cerimonia che precede un ver sacrum.

In effetti, si trovano, fra i circa 250 nomi trascritti, sia dei nomi femminili che maschili. Le origini sono varie e in particolare sono menzionati individui greci (tiokenes/Diogenes) o latini (bolora/Flora) con grafia dei nomi adattata alla scrittura celtiberica.

Questo documento è fondamentale  per la conoscenza della antroponomia celtiberica.

Il lavoro svolto da Francisco Beltrán Lloris per la pubblicazione del bronzo di Botorita III (Beltrán Lloris et alii, 1996, in particolare il capitolo II) ha evidenziato due tipi di informazione:

Tipo A: bimembri: NP + NF (il modello maggiormente in uso nel mondo celtico)

Tipo B: trimembri: NP + NF + P (modello influenzato dai tria nomina latini).

Secondo Francisco Beltrán Lloris, il bronzo di Botorrita III rappresenta anche il passaggio dall’uso della formula bimembre a quello della formula trimembre indubbiamente influenzato dal fenomeno della romanizzazione.



Tessera hospitalis detta "Tessera Froehner" (MLH K.0.2 ; BDH Z.00.01)

Tessera hospitalis detta "Tessera Froehner" (MLH K.0.2 ; BDH Z.00.01)
Fonte: Cabinet des Médailles (Paris)

Questa tessera a forma di stretta di mano (MLH K.0.2 ; BDH Z.00.01) è conservata presso il Cabinet des Médailles a Parigi. Se ne ignora la provenienza (senza dubbio dalla regione di Saragozza). È uno dei fiori all’occhiello della epigrafia celtiberica. Si tratta in effetti di un documento di ospitalità, che indica l’identita completa di un individuo proveniente da Contrebia Belaisca (il nome celtiberico della città di Botorrita). L’oggetto era doppio e, una volta riunite le due parti, documentava un patto di ospitalità tra un individuo e/o una città.

Si legge la seguente sequenza:

lubos alisokum aualo ke(ntis) kontebias belaiskas

la cui traduzione potrebbe essere:

« Lubos (NP) degli Alisoci (nome di gruppo familiare), figlio di Avalos (nome del padre) proveniente da Contrebia Belaisca (luogo d’origine) ».

Si può fare un parallelo molto stretto fra l’iscrizione e una pietra trovata nella necropoli di Puig dels Molins (Ibiza) che presenta la stessa formula onomastica in quattro parti;
l’idionimo + il gentilizio + il patronimico (al genitivo) + l’abbreviazione per “figlio” ( = ke) + l’origo.



Iscrizione rupestre di Peñalba de Villastar (MLH K.3.3; BDH TE.17.03)

Iscrizione rupestre di Peñalba de Villastar (MLH K.3.3; BDH TE.17.03)
Fonte: Jordan Colera 2004.

Questa iscrizione chiamata anche “La grande iscrizione di Peñalba de Villastar” è iscritta in alfabeto latino e in lingua celtiberica sulla parete a picco del sito di Peñalba (Teruel, Spagna).

L’iscrizione legge come segue:

ENIOROSEI

VTA . TIGINO . TIATVMEI

TRECAIAS . TOLVGVEI

ARAIANOM . COMEIMV

ENIOROSEI . EQVOISVIQVE

OGRIS . OIOCAS . TO.GIAS . SISTAT . LVGVEI . TIASO

TOGIAS

Gli studiosi non concordano sulla traduzione. Qui ci limiteremo a sottolineare la menzione evidente del dio celtico Lug/Lugus (menzionato una volta al singolare). Menzioneremo allo stesso modo gli elementi al locativo introdotti da eni (eniorosei) la congiunzione enclitica  -que (equiesvique) (già incontrata in BBIII), il dativo singolare dei temi in –o tigino e dei temi in –u Luguei, il genitivo plurale araianom. Nell’opera di Jordan Colera (pp. 375-390), si trova una lunga sintesi delle differenti interpretazioni proposte per l’iscrizione di Peñalba.

Sono rari i siti dove coesistono più scritture; Peñalba è uno di questi. Molte iscrizioni sono in alfabeto latino e in lingua celtiberica e coesistono con qualche iscrizione in lingua celtiberica e in scrittura celtiberica occidentale (=scrittura levantina). È spesso difficile datare una iscrizione rupestre. Comunque esiste su questa stessa parete una iscrizione latina che cita un verso virgiliano (Eneide, II, 269 : tempus erat quo prima quies mortalibus aegris inc[ipit], “Era il momento nel quale comincia agli affranti mortali il primo riposo” trad. L.Canali), che porta ad una datazione tarda circa I sec. a.C., anche se è stata trovata su di una parte assai arretrata dalla parete rocciosa. Questa iscrizione sottilinea la lunga durata della occupazione o utilizzo o del fascino del luogo, ma non permette di datare con precisione le iscrizioni che ci interessano.



Tessera geometrica (MLH K.0.11 ; BDH SP.02.01)

Tessera geometrica (MLH K.0.11 ; BDH SP.02.01)
Fonte: MLH IV

Questo pezzo in bronzo, il cui luogo di provenienza à sconosciuto, forma una volta assemblato un parallelepipedo, il che rende problematico il suo verso di lettura.
Seguendo l’ordine delle linee secondo l’edizione di Jürgen Untermann (MLH IV), si legge:

A1 arekorati

A2 ka : kar

B1 sekilako : amikum : mel/munos

B2 ata

C1 bistiros : lastiko

C2 ueizos

Per questa versione, F.Burillo propone la seguente traduzione: “Tessera della città di Arekorata. Sekilako degli Amikos, figlio di Melmo (ata). Bistiro (la cui categoria/titolo è) ueizos, dei Lastici".

Tuttavia, Carlos Jórdan Cólera (2004) propone un altro ordine per la lettura delle linee B1, B2, A1, A2, C1, C2.

Egli propone come traduzione: "Amistad aregoratense para Segilaco, del grupo de los Amicos, hijo de Melmón (¿ata?) Pístiro, del grupo Lástico, testigo."

Nei due casi, si noterà il riferimento alla città di Arekorata, che è nota per i suoi coni monetari e che è menzionata anche in un altro bronzo (il bronzo di Luzaga, MLH K.6.1, BDH GU.01.01). Si ritrova, come per la tessera Froehner, una formula onomastica.